La Primavera di Antonio Vivaldi, di Franco Ferrara
Da quando la Redazione di CUF ha deciso di dedicare il Numero 88 alla primavera, ho cercato di trovare l’equilibrio del tempo primavera con la musica e il nome di Antonio Vivaldi (1678-1761) è balzato subito in evidenza. La primavera di Vivaldi appartiene alla raccolta denominata: “Il cimento dell’armonia e dell’invenzione” composta da 12 concerti, 4 di questi sono dedicati alle stagioni. Il musicista, che ha insegnato musica all’Istituto delle “putte”, ha innalzato nel regno dell’arte la miseria umana con la speranza del riscatto. Questi concerti ispirati all’avvicendarsi delle stagioni sono collegati tra di loro da un disegno unitario e sono diventati un capolavoro unico e autonomo. Non notiamo alcun segno di mestizia e di compassione. La struttura musicale non riproduce né imita la natura. Si tratta di una genesi di nuova architettura musicale che ha un proprio senso e una propria autonomia artistica. In sostanza, lo spunto naturalistico non indulge alla mera descrizione, ma si ispira ad essa per elevarsi ad autentica poesia e per risolversi in altissima musica. Noi che ascoltiamo i 4 concerti ci soffermiamo ai 3 tempi della Primavera: Primo tempo – Allegro, Tempestoso poi ritorno di allegria. Secondo tempo: Largo. Terzo tempo – Allegro. Abbiamo imparato dopo diversi ascolti, le meraviglie del primo tempo: un allegro scattante, vigoroso, che evoca la festa del risveglio della natura a primavera. L’orchestra che attacca con tutti gli archi sembra un vibrare di voci festanti, il fresco mormorare delle acque , persino i lampi e i tuoni di un rapido temporale vengono messi a tacere. Il secondo tempo è un largo che dona un senso di pace. Il terzo chiude con il ritorno all’Allegro intona una danza pastorale. Vivaldi attinge dal mondo neo-classico greco, rievocato nella cultura del secolo XVII per la sua semplicità e per dare il proprio decisivo contributo al nuovo mondo che emerge. Così come la natura riposata durante l’invernoper riprende slancio a primavera. In tal modo l’arte settecentesca contribuisce alla definizione del nuovo umanesimo preannunciato da Erasmo da Rotterdam.Anche ai nostri giorni i movimenti di riscatto dai domini oligarchici è la primavera ad ispirare i popoli a liberarsi da ataviche dittature. Il Mediterraneo ci consegna nuove primavere, purtroppo accompagnate dal peso delle di vite umane spezzate: le “maledette primavere La musica è l’interprete universale che ha accompagnato i nostri passi dando voce a speranze e a rivelare i malesseri dell’esistenza. Come nel secolo dei lumi, il contributo dei grandi musicisti è stato quello di ripensare e fondare la musica, non imitando più la natura, hanno fatto emergere le dimensioni del’umanesimo, allo stato attuale alla musica viene richiesto di scoprire nuove forme musicali che non siano rumore ma concerto per sostenere i popoli per il riscatto atteso, sperato, ricercato, pregato, senza ricorrere a forme di violenza che svuoterebbero di significato il sacrificio delle vittime.
Franco Ferrara
[Presidente Centro Studi Erasmo, redattore
CUF, Gioia del Colle]