La primavera dell'illegalità, di Rocco D'Ambrosio
La corruzione è una brutta malattia, grave e insidiosa. E come ogni malattia ha diversi specialisti che la studiano e combattono, terapie particolari, relative letterature, sia quelle serie, che le chiacchiere da bar. Di che parliamo? La corruzione non è la semplice somma di atti illegali e immorali ma costituisce un vero e proprio sistema. Scriveva Calvino, nel 1980: “Così tutte le forme di illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto”. La definizione dimostra come la corruzione sia un fenomeno complesso, cioè dalle “molte facce”, un sistema architettato e navigato. Come per tutti i fenomeni complessi, diverse sono le cause: mancanza di formazione tecnica ed etica, crisi della legalità, debolezza dell’azione investigativa e giudiziaria, lentezze e complicazioni della burocrazia. Il sistema pugliese non è diverso da quello di altre regioni italiane o di altri Paesi, in giro per il mondo (www.transparency.org).
Tuttavia qualche novità c’è nei fatti ultimi di Acquaviva, Altamura, Castellana Grotte e Regione Puglia. L’assessore di Acquaviva, Eustacho D. Busto, sostenuto dal sindaco Carlucci, ha il coraggio di denunciare il tentativo di corruzione: cosa non unica, ma certamente rara. E’ interessante notare che i soggetti onesti e denuncianti spesso non appartengono a partiti strutturati, ma sono espressioni civiche. Questa è ormai la norma, con poche eccezioni: chi vuole fare politica seria e combattere il malaffare non trova spazio nei partiti e movimenti. Perché? Perché partiti e movimenti sono ormai dei feudi, interessati a gestire il potere (ora il problema è sostituire Giannini, non bonificare il partito!), con capi che hanno perso il contatto con la realtà o, ancor peggio, fanno parte delle compagini corrotte e corruttrici, pronti ad accogliere tutti, onesti e disonesti, pur di raccattare voti. Certamente ci sono persone oneste e competenti anche nei partiti e nei movimenti, ma non hanno spazio o voce, soffrono e sono spesso emarginati.
Ascolteremo per un paio di giorni un po’ di retorica sulla questione morale e sulla vigilanza dei partiti sugli iscritti, bla bla. La retorica si vince con poche regole serie e rispettate perché si innesti un rinnovamento duraturo: le nomine di incarichi istituzionali siano distinti rigidamente da quelle di partito, senza nessun plurincarico e/o multideleghe (le persone serie fanno una cosa, e buona, alla volta); percorsi di formazione etica e tecnica per tutti (non conferenze e show elettorali), con ore di studio certificati; garanti esterni, a partiti e movimenti, per valutare carriere e incarichi; forum di ascolto dei cittadini frequenti e tematici. Solo così può verificarsi una nuova primavera pugliese. Non come l’ultima, che, a parte qualche discreto e limitato risultato, ci ha introdotto in una calura corruttiva sempre crescente.
In «la Repubblica Bari» del 15 luglio 2017