Il ritorno delle scuole di formazione politica, di Agnese Moro
Il referendum sulla Costituzione ha dato la possibilità di vedere una faccia dell’Italia che sembrava scomparsa, quella del piacere della partecipazione politica. Si è vista nella voglia di informarsi, di conoscere i temi in campo con la presenza di tanti agli eventi informativi organizzati in vista della consultazione, ma soprattutto nell’alta affluenza al voto, mossa non solo dal bisogno di mostrare un dissenso, ma anche - o soprattutto? - dalla voglia di esserci e di contare.
Forse non dovrebbe sorprendere. In questi anni di crisi dei partiti e delle organizzazioni politiche tante persone hanno cercato di formarsi o di formare alla passione per la democrazia e per l’impegno civile, grazie a organizzazioni che perseguono queste finalità. Tra queste c’è Cercasi un fine www.cercasiunfine.it/ che è contemporaneamente un periodico, un’associazione e una rete di scuole di formazione politica, animate da docenti competenti, che offrono gratuitamente la loro opera. Si rivolge a donne e uomini di diverse culture e religioni, "accomunati dall’impegno per una società più giusta, pacifica e bella". Dal 2002 hanno attivato più di 30 scuole in altrettante città della Puglia (prevalentemente), della Campania e del Lazio.
Sono percorsi impegnativi. Ci sono corsi triennali sui fondamenti dell’impegno sociale e politico; su territorio, autonomie locali, organizzazioni sociali, partecipazione attiva dei cittadini e promozione della solidarietà e della giustizia; su globalizzazione e impegno per globalizzare la dignità umana e la solidarietà. Ci sono anche corsi biennali (24 sessioni), annuali (12 sessioni su un tema specifico) e cicli di conferenze.
Ho chiesto a don Rocco D’Ambrosio, animatore dell’esperienza, di darmi qualche dato: “In alcuni casi - mi dice - le scuole sono state attive ininterrottamente dalla loro fondazione, come Andria e Minervino; in altri casi si sono attivate per due o tre anni e poi basta. Se dovessi fare una media direi che nei periodi migliori abbiamo avuto 4 o 500 corsisti all’anno, negli anni di magra 2 o 300. Il tipo di persone che partecipa ai corsi è molto vario: per lo più si tratta di giovani o giovani adulti; la fascia più presente è quella tra i 20 e i 40 anni. Per quanto riguarda il livello di istruzione ci sono sia diplomati che universitari o laureati. C’è anche una minoranza di non diplomati, di operai o di disoccupati”.
fonte: La Stampa del 18 dicembre 2016