Il consenso a ogni costo e l'etica politica, di Rocco D'Ambrosio
In inverno ci si ammala. Anche la politica si ammala. In Italia girano i virus del populismo e del sovranismo. In Puglia si aggrega quello del consociativismo, cioè il non avere strategie chiare e limpide con i colleghi di governo, ma di mantenere sempre un’agenda segreta per incontri e affari. Oddio, l’agenda non è poi cosi segreta, visto che, a livello nazionale come locale, dal presidente della Regione fino a sindaci e consiglieri in campagna elettorale, si sprecano proposte di alleanze e corteggiamenti politici. Il tutto magari smentito il giorno dopo. E tutti e tre i mali adorano un solo dio: il consenso. Cosa non si farebbe per il consenso. Il consenso prima, durante e dopo i pasti elettorali. Medicina potentissima o malanno eterno? Che brutta bestia il consenso. Specie quello ricercato a ogni pie’ sospinto. Specie quello che dichiara “amici” chi porta acqua al mio mulino di consensi e nemici quelli che magari, facendo il proprio lavoro (come i giornalisti) si permettono di ricordare le cose più semplici, ma anche più vere. Quali? Per esempio che esiste un’etica politica, ma non quella dei convegni dove molti retoricamente esaltano i La Pira, Moro, Berlinguer, Falcone e così via, ma poi, magari seduta stante, con un sms, stanno tramando per affari, se non illeciti certamente riprovevoli eticamente. L’etica politica esige responsabilità: rispondere di quello che si dice e si fa. Ogni potere “proviene da altro”, che può essere un’altra persona, la tradizione, la legge, il consenso elettorale, il carisma personale o, per i credenti, la persona divina. E, alla fonte del suo potere, ognuno deve rendere conto: sempre, comunque, in itinere e alla fine del suo mandato. Altrimenti si ammala di populismo, sovranismo, consociativismo e correlati vari. L’etica politica esige chiarezza: l’ambiguità è l’anticamera della politica più nefasta. Chi dice Si o No, a seconda dei casi o del maggior consenso, non merita fiducia e fa male, molto male. L’etica politica esige un No fermo a ogni tipo di machiavellismo: non c’è nessun fine che giustifichi qualsiasi mezzo. C’è solo il dovere, come dice Hannah Arendt di sostenere “parole e azioni a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali, dove le parole non sono usate per nascondere le intenzioni ma per rivelare realtà, e i gesti non sono usati per violare e distruggere, ma per stabilire nuove relazioni e creare nuove realtà”.
Rocco D'Ambrosio
fonte: Repubbica-Bari del 27 nov 2018, p. I