(di Nina Fabrizio) (ANSA) - CITTA' DEL VATICANO, 2 NOV - La campagna elettorale é iniziata: "perché allora le comunità cattoliche, le diocesi e le parrocchie non organizzano momenti di riflessione cristiana sul voto ponendo una domanda molto semplice: qual è la scelta più coerente con la nostra fede? Partendo da Gesù, si dovrebbe dire: Gesù è contento se vado a votare? Se voto questo o quell'altro candidato?". E' la sfida lanciata attraverso l'ANSA da don Rocco D'Ambrosio, sacerdote, docente alla Pontificia Università Gregoriana e creatore delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Don D'ambrosio spiega che l'astensionismo e il boom del movimento di Beppe Grillo emersi con le elezioni regionali in Sicilia, "preoccupano" soprattutto le istituzioni educative, comprese quelle cattoliche, dimostrano "le conseguenze estreme e negative di venti anni di berlusconismo", ma allo stesso tempo "indicano uno spazio tutto da riempire". E' necessario, avverte, "in questa fase più che mai un impegno responsabile dei cattolici" che può partire "proprio dalle parrocchie". "Partiamo da Gesù - propone l'esperto di formazione politica -, apriamo le porte delle comunità cattoliche e parliamo di politica, non tanto di schieramenti o di persone ma del nostro modo di essere cristiani in politica. Non dobbiamo pensare che la politica sia il regno del diavolo o un tabù. Il metodo è quello della parola di Dio, ci si basi sulla Bibbia che è un libro di esperienze di un popolo nella storia che si é chiesto quale potere è secondo Dio e quale non lo è". Secondo don D'ambrosio, "il rinnovamento è urgente" tanto a destra quanto a sinistra, ma deve essere "autentico", "non una presa in giro, quando poi agli statuti si fanno le deroghe". "Nella mia esperienza - racconta - incontro continuamente persone della società civile che vogliono impegnarsi e spesso già lo fanno a livello locale ma poi si scontrano con le strutture chiuse dei partiti che non sono affatto facilmente accessibili". Quella di Luca Cordero di Montezemolo, leader di Italia Futura, "mi sembra più che altro un'operazione di vertice", osserva poi il docente di etica politica sull'iniziativa del Manifesto "Verso l'Italia della Terza repubblica", firmato anche dal ministro Andrea Riccardi. "L'acqua alla sorgente - spiega con una metafora - può anche essere pura ma scendendo a valle raccoglie detriti. Bisognerebbe lavorare di più sul modello dei geyser che fuoriescono dal basso", auspica don D'ambrosio, "come formatore vedo che molte realtà locali gettano una luce di speranza sul panorama fosco della politica italiana". L'idea di una alleanza tra cattolici e liberali comunque per D'Ambrosio non è sbagliata. "Nella storia di questo Paese - spiega infatti - i cattolici non sono mai stati maggioranza e come minoranza hanno sempre avuto bisogno di cercare mediazioni e quindi alleanze". "Come già indicato da papa Paolo VI del resto - aggiunge - quello dei cattolici non è un problema di schieramenti o appartenenze ma di coerenza. Le alleanze però facciamole sulle strategie, non sui principi. Questo è il punto". Ma le gerarchie cattoliche del Paese come guardano alla realtà politica italiana? "In alcuni momenti - osserva D'Ambrosio - sembrano guardare ancora alla forma partito e meno alla politica quindi a Monti, o a un centro guidato da Casini che appare come quella vecchia idea per cui i cattolici hanno ancora bisogno di un partito alla maniera del partito popolare spagnolo. Altri, invece, guardano meno al partito e più alla politica perché questa è in crisi". Del resto, osserva ancora, essere cattolici di per sé non è una garanzia. "In tutte le ultime indagini di corruzione - afferma - quanti cattolici sono emersi come coinvolti? Molti. A quale partito appartengono? Tutti, e dal tesoriere di partito al presidente di Regione fanno parte dell' associazionismo cattolico".
fonte: ANSA.
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