La corruzione: attori e trame
Titolo |
La corruzione: attori e trame |
Autore | Rocco D'Ambrosio, Francesco Giannella |
Editore | Mimesis Edizioni |
Dati | 2018, 108 pagine |
EAN |
9788857546544 |
ISBN | 88-575-4654-3 |
(Distribuito da Messaggerie Distribuzione, presente anche nelle Librerie Feltrinelli).
Presentazione del libro dal sito ANSA:
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Un articolo di presentazione degli autori: |
La sfida della legalità: un prete e un magistrato riflettono sulla corruzione
di Rocco D’Ambrosio e Francesco Giannella
pubblicato in Repubblica-Bari del 31.1.2018, p. XIII
Non era previsto. Quelle chiacchierate ai tavolini di un bar, o in pizzeria a Cassano, dalla cui terrazza si gode un panorama immenso, fino a Bari e a volte fino a Trani, non avrebbero dovuto essere troppo impegnative. Ma, inevitabilmente, un prete e un magistrato che si ritrovano lì finiscono col parlare di argomenti seri. L’uno e l’altro si raccontano le esperienze e le delusioni di chi crede sempre, crede ancora nella giustizia e tuttavia constata il disastro del Paese.
Oggi nessuno, o quasi nessuno crede che si possa invertire la rotta, che si possa recuperare il Paese, afferrarlo per i capelli prima che anneghi. Che tra loro si parlasse di politica, di giustizia, di cultura, di televisione, di calcio, la conclusione era sempre la stessa.
Un inevitabile scambio di opinioni su temi che vedono entrambi impegnati, con funzioni diverse, ma con la stessa energia di ragazzini - nessuno di loro lo è - che credono non di cambiare il mondo, ma nella urgente necessità di informare, perché si avverta il bisogno di munirsi di farmaci idonei a curare una malattia che ha ammorbato silentemente la società, fino a venderla schiacciata da un’epidemia a cui sembra difficile porre rimedio.
Il desiderio di condividere le riflessioni, quasi un’esigenza insopprimibile di comunicare a tutti che, forse, andando a fondo, scoprendo i meccanismi e le cause della corruzione, le condizioni che la favoriscono, si può riaprire la partita. Le parole di Calvino, nelle Città invisibili, sono state un po’ il punto di partenza: “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Questo il contesto semplice e appassionato in cui il libro ha preso vita. Una sfida: scrivere insieme un saggio in cui un prete, docente, e un magistrato avrebbero provato, ancora una volta, ma per la prima volta insieme, a parlare di corruzione, col preciso intento di fornire elementi, non esaustivi, ma necessari ad avviare una preparazione propedeutica a un impegno teso a promuovere giustizia e legalità.
Il problema è stato l’incontro di due linguaggi profondamente diversi. Però è stato possibile perché, confrontandosi, loro scoprivano principi etici condivisi. Capire che legalità e fede cristiana possono condurre a risultati coerenti, pure attraverso percorsi differenti, è stata la vera scoperta che ha fatto balenare l’idea di mettere in comune le loro riflessioni. Un’operazione impensabile, la cui riuscita è la scommessa di questo lavoro.
Il testo cerca di sondare le ragioni culturali, sociali, etiche ma anche organizzative/amministrative che costituiscono l’origine del fenomeno della corruzione nel nostro Paese, quel terreno fertile in cui mette le radici la mala pianta dell’abuso di potere, dell’interesse privato nella gestione della cosa pubblica. Una ricerca che, con le esperienze dei due autori, così diverse, diventa un originale connubio tra analisi pragmatica dell’operatore giuridico e scansione profonda delle ragioni morali e sociali del decadimento, settore di competenza del sacerdote filosofo.
Si parte da semplici definizioni che spiegano cos’è la corruzione nel nostro sistema giuridico, ma anche cosa sono quelle forme analoghe di corruzione in senso lato, come l’abuso di potere, la concussione, il peculato, l’induzione indebita, e attraversando l’esperienza giudiziaria di chi ha indagato su questi fenomeni, sono stati attinti dalla cruda realtà alcuni parametri fondamentali di quello che viene definito il “terreno fertile della corruzione”, quel terreno che andrebbe rigenerato per sottrarre linfa vitale a chi vive di corruzione. E passare poi a descrivere i percorsi sociologici e culturali che hanno fatto sì che questo Paese sia tra i più corrotti del mondo occidentale; e poi indicare i riferimenti etici, le coordinate con cui orientarsi – per chi crede e forse anche per chi non crede – e trovare una via d’uscita da indicare a chi ancora ha la forza di voler cambiare le cose.
Una proposta di riflessione per tutti, in un linguaggio intellegibile, da proporre a studenti e studiosi indifferentemente. E pensare che quando li vedevano parlare affacciati sulla balconata ad ammirare il panorama, i passanti si chiedevano: chi dei due si sta confessando all’altro? Loro se ne accorgevano e sorridevano.