Ortodossia greca ed Europa, un libro di Dimitrios Keramidas
Titolo |
Ortodossia greca ed europea. Percorsi teologici, approcci ecclesiastici, prospettive ecumeniche |
Autori |
Keramidas Dimitrios |
Editore | Cittadella |
Dati | pp. 226, ottobre 2016 |
EAN |
9788830815407 |
prefazione al testo di Germano Marani
L’Europa di cui parla, fra i primi, Erodoto, riteniamo essere non solo un concetto geografico ma anche culturale, e qui intendiamo Europa nel senso più ampio del termine, dei 47 (cf Consiglio Europeo di Strasburgo) e non solo dei paesi della zona UE. Nel suo lungo cammino storico, l’Europa è stata teatro di grandi confronti di idee, di visioni, di scambi culturali e commerciali molto di più numerosi di quanto si possa immaginare, per la facilità di incontro data dalla posizione geografica e dal Mare Nostrum. L’Europa è cresciuta fra diversi modi di vivere e anche contrasti sia sul piano religioso sia culturale, oltre che su quello ideologico-politico e sociale e, perfino, etnico. Dalla sintesi e contrapposizione tra questi diversi elementi è nato il volto dell’Europa come la conosciamo oggi: unita e sempre alla ricerca di una maggiore unità e al tempo stesso diversificata, multiculturale e multilingue. Il nostro continente si è distinto anche per la sua capacità di accogliere ed integrare nuove componenti e di tollerare pacificamente la convivenza tra ideologie, confessioni e religioni diverse tra loro, ma anche dal suo radicamento alle varie delimitazioni/frontiere confessionali, nazionali e linguistiche e religiose. Ad un primo approccio non sarebbe difficile sostenere che all’interno dell’Europa esistono “diverse Europe”: quella cristiana che, a sua volta, è distinta nella cristianità legata alla tradizione cattolica-romana, quella sorta dalla Riforma e quella ortodossa che, in un certo senso erede di Bisanzio, è alla origine della trasmissione della fede cristiana nell’est e sudest dell’Europa. Esiste anche l’Europa laico-moderna con le sue concezioni di laicità, l’Europa non cristiana, della religione islamica e di quella ebraica, e, infine, l’Europa della finanza e del liberalismo del mercato.
Nel contesto degli ultimi decenni, comunque, é riemersa l’immagine di un’Europa, seppure a due polmoni, con lo stesso ritmo di vita, lo stesso ritmo liturgico cristiano (cf Pasqua e Natale) che sono una base importante di una vita e cultura comuni, nell’Europa dall’Atlantico agli Urali; riemerge in alcuni la coscienza che tutti noi europei, usciamo dal terremoto di due guerre mondiali nel XX secolo e dunque condividiamo la sorte comune di terremotati (cf Jan Patočka); resta la coscienza che la cultura europea ha comunque influenzato, con le sue radici, giudeo cristiane, greco-romane, nel bene e nel male, la cultura mondiale… In tutto questo si sottolinea l'importanza storica della presenza dell'Ortodossia in Europa, slava, georgiana, rumena ed ellenofona, di origine bizantine, con una presenza di comunità sempre più numerose provenienti dalle Chiese cosiddette Oriental Orthodox Churches, siri, copti, armeni… Si aprono, inoltre, prospettive di incontro e di collaborazione fra ortodossi e cattolici (cf Incontri di Cuba e di Lesbos del 2016) e con le altre chiese cristiane sul piano pastorale e missionario. In questo cammino insieme rimane in sospeso la risposta al problema identitario dell'Europa da parte delle chiese cristiane. Anche le chiese ortodosse ellenofone d’Europa e di Russia e altre Chiese hanno apportato contributi alla stessa tematica. In tutto ciò, come è normale, restano delle divergenze, questioni da approfondire e fra di esse la problematica della ricezione dell'idea Europa da parte della teologia e della chiesa ellenofona contemporanea a partire dalla Grecia (il focus del libro) e la visione più aperta ed inclusiva del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli.
Tali temi costituiscono un argomento originale e di interesse anche per il pubblico italiano ed europeo.
Poiché non è un compito facile affermare con convinzione quale di queste anime europee, qualcuno direbbe con più forza, quale di queste “Europe”, possa rappresentare oggi la prospettiva più verosimile per un futuro basato sulla pace, la prosperità, l’equità e la difesa della dignità umana (non di rado, infatti, ogni approccio porta con sé una valenza di esclusività che non facilita il superamento di letture unilaterali e esclusiviste, basate su antichi pregiudizi di carattere culturali, confessionali, storici e su vecchie lacerazioni dottrinali), tuttavia, oggi piu’ che mai, di fronte ad una realtà molto complessa e tendente alla settorializzazione specializzata, può aiutare, provvidenzialmente, ad andare oltre le divisioni della storia, anche la crisi economica e l’emergenza immigrazione. I cristiani si riscoprono uniti e solidali nei confronti delle vittime delle guerre e delle persecuzioni, ma anche di fronte ad una logica che mercifica il valore della vita umana. E, quindi, si chiedono: Quale missione per le Chiese cristiane in Europa oggi? Qual è il significato del richiamo alle radici cristiane dell’Europa? Forse, quello che non pretende ad una primogenitura dell’Europa ma che significa e intende riaffermare la fiducia nelle energie creative degli uomini di buona volontà contemporanei. Non si tratta, dunque, di un ritorno illusorio ad un passato idilliaco, per il fatto che il comune patrimonio cristiano spinge oggi i cristiani a scoprire una nuova ontologia della propria fede e una nuova creatività comune di fronte alle stesse sfide sul comune territorio europeo.
Come ci ha illustrato il recente incontro tra Papa Francesco, il patriarca ecumenico Bartolomeos e l’arcivescovo di Atene Ieronimos sull’isola di Lesbos e la dichiarazione congiunta da loro firmata, non esiste più spazio per “diverse” risposte cristiane, ma oggi, più che mai, è necessaria una testimonianza cristiana comune, un nuovo paradigma di ecumenismo che coinvolga tutta l’Europa aperta al mondo e che evidenzi la comune missione profetica delle Chiese cattolica e ortodossa e cioè: di annunciare la Verità del Vangelo, denunciare il male, ovunque provenga, e incarnarsi nei drammi umani odierni, come Cristo ha fatto. Se è vero l’assioma che la Chiesa non esiste per sé ma per il mondo, essa non ha il compito soltanto di annunciare o di chiamare gli altri ad agire, ma anche di rendere testimonianza del Regno e illuminare con la luce di Cristo ogni lato oscuro della storia e della memoria collettiva e personale della famiglia umana.
Questo libro del Dr/Prof. Dimitrios Keramidas sia un aiuto a ciascuno e a tutti coloro i quali lo leggeranno proprio in questo senso: facendo incontrare il pensiero dei teologi e filosofi ellenofoni in merito alla ricezione dell’idea Europa, serva come contributo non a complicare ma a sciogliere i nodi che abbiamo davanti, insieme come europei, nella nostra Casa comune.
Germano Marani sj, docente del Pontificio Istituto Orientale, Roma
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L'autore del saggio
Dimitrios Keramidas è nato a Salonicco (Grecia). Dopo gli studi in teologia ortodossa e in teologia ecumenica presso la facoltà teologica dell’Università “Aristotelion” di Salonicco si è specializzato in Missiologia presso la Pontificia Università Gregoriana dove ha conseguito il dottorato. Attualmente, insegna dialogo cattolico-ortodosso nella Pontificia Università S. Tommaso d’Aquino a Roma ed è membro del corpo docente dell’Hellenic Open University. Ha pubblicato diversi studi sulla teologia ortodossa contemporanea, sulla teologia missionaria ortodossa, sull’Ortodossia e il movimento ecumenico e sul tema del Cristianesimo nell’Europa contemporanea. È socio del Centro di Studi Ecumenici, Missiologici ed Ecologici “Panteleimon Papagheorghiou” (Grecia).