Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 15, 26-27; 16, 12-15).
24 maggio 2015.
Il rapporto tra cattolici e verità merita continuamente attenzione. E’ sempre forte la tentazione di presentarsi come coloro che possegono la verità integralmente e perennemente. Scriveva Heirich Boll che spesso i cattolici parlano della verità "come se fossero appena stati dal Papa e quello avesse loro regalato un pezzetto di infallibilità". Questi e altri atteggimenti simili riducono la fede cristiana a ideologia. E questa riduzione porta ad accontentarsi di una professione ideale, teorica, che non cambia molto la vita, in tutti i suoi ambiti.
Inoltre ogni ideologia porta con sé il rischio di diventare integralista e il forte desiderio di imporsi sul piano culturale e politico. Ci sono atteggiamenti pratici di alcuni cattolici che, se si riferissero ad alcuni fratelli ebrei o musulmani, molti non avrebbero dubbi nel definirli integralisti, o in termini globali, fondamentalisti. E l’integralismo o fondamentalismo è proprio l'aspirazione ad attuare compiutamente i principi della propria ideologia o religione nella vita politica economica e sociale. Questa aspirazione non la hanno solo alcuni musulmani o ebrei, appartiene anche ad alcuni cattolici.
Il vangelo odierno ci ridimensiona molto e ci aiuta a non cadere nella trappola dell’integralismo. La verità non la possediamo pienamente ed è solo lo Spirito di Dio a guidarci verso di essa: “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”, dice Gesù. Essa non è un qualcosa a portata di mano, pret-a-porter, perché prende da tutto quello che è di Dio e si offre come dono. “Quando incontri una verità di passaggio – scriveva Gorge Bernanos - guardala bene, in modo da poterla riconoscere, ma non aspettare che ti faccia l'occhiolino. Le verità del Vangelo non fanno mai l’occhiolino”.
La verità evangelica non strizza l’occhio. Qualora lo facesse diventerebbe funzionale a un progetto, a un partito o schieramento politico, al potente di turno o a chissà chi. Si macchierebbe così di fondamentalismo. La verità evangelica glorifica Iddio e fa bene a chi l'accoglie; è fine a se stessa, cioè al buon annuncio di un Dio che si incarna e salva coloro che a Lui aderiscono. E sì, la verità evangelica non si usa, si serve. O, come direbbe un altro grande francese, Jacques Maritain, “ciò di cui noi abbiamo bisogno non è un insieme di verità che servono, ma piuttosto di una verità da servire”. Una verità che si serve e si invoca, come puro dono dello Spirito.
Rocco D'Ambrosio