Un po' di sale, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 13-16).
9.2.2014. Le metafore usate da Gesù, per indicare la nostra testimonianza nel mondo, sono molto pregnanti: il sale e la luce. Non c’è bisogno di chissà quali studi per comprenderle. Eppure, spesso, il nostro riflettere sulla testimonianza prende vie così astruse e inconcludenti...
Parto da una cosa ovvia: noi non siamo il sale e la luce per merito o facoltà proprie. E' il Signore che ci rende sale e luce della terra, per suo dono, per sua grazia, certamente non per nostro merito. Noi riceviamo un dono e lo trasmettiamo ad altri. Tuttavia questa non è una trasmissione che ci lascia tali e quali, ma ci trasforma, ci fa diventare migliori; anche qui, per suo dono, per sua grazia, certamente non per nostro merito. "La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più. Però, che amore è quello che non sente la necessità di parlare della persona amata, di presentarla, di farla conoscere? Se non proviamo l’intenso desiderio di comunicarlo, abbiamo bisogno di soffermarci in preghiera per chiedere a Lui che torni ad affascinarci. Abbiamo bisogno d’implorare ogni giorno, di chiedere la sua grazia perché apra il nostro cuore freddo e scuota la nostra vita tiepida e superficiale", scrive Francesco (EV, 264).
Quando il cuore si riscalda e prende sul serio il Vangelo, si apre il grande compito di essere testimoni nel mondo. Il Vangelo ha tanti modi per dire questa testimonianza. Mi soffermo sulla metafora del sale: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Dobbiamo dare sapore al mondo. Per farlo prima di tutto ci dobbiamo liberare di una visione negativa del mondo, una visione antimoderna e spesso clericale, che ci fa rinchiudere nei nostri ambienti pensando che il bene sia tutto da una parte, la nostra, e il male tutta dall'altra, cioè il mondo. Il mondo, per Gesù, è una pasta recettiva, pronta a ricevere sapore dal sale. Ovviamente non significa che non ci siano elementi che rifiutano il sale e incapaci di scioglierlo in se. Ma questi elementi non sono il mondo intero, sono solo una parte di essa. Chi sa cucinare sa anche quando, quanto e come aggiungere sale alla minestra. Forse i cattolici italiani hanno spesso perso solo tempo a parlar male del mondo, a dire quanto fosse insipido, a lamentarsi dei suoi elementi negativi e via discorrendo. Risultato finale: non solo non hanno dato sapore al mondo ma hanno perso anche quello che avevano. E' forse a questo che Gesù si riferisce quando afferma: a chi sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha? Potrebbe, allora, suonare così: a chi ha sapore gli sarà dato e chi non è ha gli sarà tolto anche quello che ha.
Dobbiamo dare sapore al mondo. C'è tanta buona pasta pasta attorno a noi, ci sono tante brave persone negli ambienti in cui viviamo. Spesso attendono un po' di sapore, quel poco (o quel tanto) che perfeziona la loro bontà. Ma forse i cristiani attorno hanno perso sapore o stanno perdendo credibilità nel fare crociate o tempo in discussioni inutili sui valori non negoziabili.
Dobbiamo dare sapore al mondo. È il sapore di Cristo. È anche il suo profumo. Come ogni buon piatto ha il suo sapore e il suo profumo, e l'uno sostiene l'altro. Ci sono tante persone ed eventi belli nel mondo che non hanno ancora il sapore e il profumo di Cristo. Chi li porterà loro?
Dobbiamo dare sapore al mondo. Anche a quella parte di mondo che è tanto lontana dal Cristo. Allo stesso modo con cui diamo sapore a quella parte di noi tanto lontana dal Cristo, perché - conviene ripeterlo - la divisione tra bene e male è dentro ognuno di noi, prima di essere nel mondo, negli altri.
Dobbiamo dare sapore al mondo. È il modo più bello per dare anche sapore alla nostra vita.
Rocco D'Ambrosio