Un unico dono a Natale, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2, 1-14).
25.12.2013. Da bambini siamo stati invitati ad attendere il Natale perché ci avrebbe portato qualcosa. Da adulti ci aspettiamo, in modi diversi, che il Natale ci porti qualcosa, non solo di materiale. Nei racconti del Natale evangelico tutto quello che Gesù porta è se stesso. Intorno a lui, gli altri, tutti, portano qualcosa a lui: Maria il suo grembo e la sua adesione al diventare madre; Giuseppe la sua disponibilità a custodire questo figlio particolare; i pastori il frutto del loro lavoro; gli angeli il loro canto di gioia e di pace; i Magi la loro sapienza nello scrutare le stelle e la storia. E’ Natale, per loro, non perché aspettano qualcosa, ma perché riconoscono il dono di Gesù Dio con noi e portano a lui qualcosa.
Forse la nostra fede è ancora un po’ troppo infantile se ci aspettiamo qualcosa dal Natale. Forse la nostra attesa immatura è la conseguenza di una vita in cui rincorriamo eventi straordinari, dimenticando che Gesù nasce nell’ordinarietà dell’attesa di una coppia e del lavoro di pastori. Dovremmo allora dirci che il Natale non ci porta niente… o meglio ci porta solo Gesù Bambino. E se ciò non ci basta vuol dire che non stiamo celebrando il Natale di Cristo, ma solo un evento emotivo e culturale che deve obbligatoriamente distinguersi come evento straordinario e originale.
Gesù porta se stesso. E’ Natale per questo solo per questo. Noi cosi gli portiamo. Abbiamo qualcosa da imparare da Maria, Giuseppe, i pastori, gli angeli e i Magi? Scrutandoli bene scopriremmo che anche loro non portano nulla alla grotta, se non se stessi. E’ Natale per questo: il Bimbo si dona a noi. E noi a lui.
*****************************
Poetare il Natale
Caro Bambin Gesù...
sillabano i piccoli la nuova poesia.
La tua, la mia è diversa:
un Natale malinconico
alberga dentro
e bussa al silenzio.
Serve poetarlo?
In agguato il Natale cosmetico:
profuma di ambiguo e di ipocrita.
Non costano nulla
i fuochi fatui di bontà,
tanto a festa finita
si è più mascalzoni di prima.
E’ duro ricordare
che nel presepe
c’è anche Erode
con i suoi portaborse:
oro, potere e boria.
Ma son lontani
tanto lontani dalla culla.
Qui
la notte giubila pianissimo
la luna terge le lacrime
i pensieri son semi sotto la neve
la cometa dà calore agli umili e ai giusti
i bimbi danzano benedetti
i Magi ne sanno più di Erode
il freddo allontana i pavidi
gli angeli lavorano per la pace
Maria e Giuseppe custodiscono il silenzio
il Verbo regna dal Suo umile trono.
(buon Natale)
Rocco D'Ambrosio