Un Dio geloso, di Rocco D'Ambrosio
Il vangelo odierno: In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».
Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Mt 4, 1-11).
1 marzo 2020. E’ cosi facile pensare - specie in un certo tipo di formazione cattolica - pensare che le tentazioni riguardino solo cibo e sesso. Nel brano delle tentazioni di Gesù certamente il cibo è affrontato nella prima tentazione, ma non sembra essere un cardine dell'intero discorso. Sembrerebbe che a Gesù prema, piuttosto, mettere in evidenza come gli appetiti (sessuale, nutritivo, intellettuale, emotivo), se assolutizzati, ci portano lontani da Dio. Ma lo stesso si può dire della seconda e terza tentazione, dove in discussione sono il desiderare che Dio sia a nostro servizio e l'adorare regni, ricchezze, potere, e persino il diavolo, invece che adorare solo e solamente il buon Dio.
Quindi, senza voler essere riduttivo, le tentazioni hanno a che fare con il nostro rapporto con Dio e lo sconvolgono, o, meglio, cercano di sconvolgerlo nel suo profondo. Il Signore non vuole concorrenti. Siamo sempre, e comunque, nell'ambito del primo comandamento: “Io sono il Signore, tuo Dio... non avrai altri dèi di fronte a me” (Es 20, 2-3). Per comprendere sempre più le tentazioni potremmo citare il seguito del riferimento al primo comandamento: “Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, 6ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti” (Es 20, 5-6). La gelosia di Dio è una profonda traccia per comprendere le tentazioni. Lui ci ama e non ammette concorrenti. Se c'è altro o altri devono essere amati in Lui e per mezzo di Lui. Vale per se stesso, moglie, marito, figli, parenti, amici, ma anche per cibo, lavoro, potere, ricchezze.
Rapportarsi alla tentazione quasi come a un fatto normale della nostra vita cristiana la demitizza e la riporta nel suo alveo proprio. Toglie anche qualsiasi forma di ansia, paura o esasperazione. (E nei giorni del Coronavirus di paura c’è ne fin troppo). Ci porta anche ad avere sobrietà nel linguaggio. È il caso di dire che sono ridicoli tutti quei riferimenti a diavoli tentatori, fatti a ogni piè sospinto, confondendo spesso contrarietà di vita e limiti psico-fisici con le vere tentazioni.
In sintesi le tentazioni non devono essere mai comprese e affrontate prescindendo dal nostro rapporto con Dio. È fede ricordarci che il buon Dio è sempre con noi e ci sostiene per superare ogni tentazione. Come Gesù meditiamo e portiamo la Sua Parola nel cuore. Sarà il modo migliore per ricevere forza e allontanare il tentatore. E vincere.
Ha scritto Dietrich Bonhoeffer: “Comprendete l'ora della tempesta e del naufragio, è l'ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza. Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi sostegno e certezza. Egli distrugge, lascia che abbia luogo il naufragio, nel destino e nella colpa; ma in ogni naufragio ci ributta su di Lui. Questo ci vuole mostrare: quando tu lasci andare tutto, quando perdi e abbandoni ogni tua sicurezza, ecco, allora sei libero per Dio e totalmente sicuro in Lui. Che solo ci sia dato di comprendere con retto discernimento le tempeste della tribolazione e della tentazione, le tempeste d'alto mare della nostra vita! In esse Dio è vicino, non lontano, il nostro Dio è in croce. La croce è il segno in cui la falsa sicurezza viene sotto posta a giudizio e viene ristabilita la fede in Dio”.
Rocco D’Ambrosio