Un battesimo di affetto, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3, 15-22).
13 gennaio 2019. Il Battesimo di Gesù mi ha sempre colpito per un doppio livello di stile e messaggio. Siamo in un contesto pubblico: un uomo giusto e profetico, il Battista, svolge la sua predicazione per preparare la strada al Messia. Questi, il Cristo, si presenta a lui e a tutti, chiedendo il battesimo, come se fosse uguale agli altri. Il piano pubblico si completa con una manifestazione divina straordinaria: il cielo si apre, discende la colomba dello Spirito, si ode la voce di Dio Padre.
E’ una manifestazione essenziale, precisa, straordinaria. Il popolo si aspetta qualcosa dal Battista, addirittura si domanda se non sia proprio lui il Cristo. Dio sorprende e indica il suo Figlio. Ma lo fa confessando qualcosa di così intimo e tenero: Gesù di Nazareth è suo Figlio, è l’amato, è colui nel quale si compiace. Amare e compiacersi è proprio di ogni esperienza affettiva. Facilmente – chi ama ed è amato – può comprendere che non c’è piano pubblico o privato che può tenere alla forza di questi sentimenti, al desiderio di manifestarli.
Amare nella forma del compiacersi è una sorta di attività abituale in una forte relazione affettiva. Stabilisce una specie di circolarità del piacere: per comprenderlo meglio si pensi all’amicizia o all’esperienza di coppia o di genitori. L’altra persona – amico/a, amato/a, figlio/a – è posta in un circolo di affetto e piacere dove si da e riceve, senza più confini tra l’uno e l’altro gesto. E dove pubblico e privato assumono confini labili e ridefiniti o rinegoziati spesso.
Il buon Dio esprime il suo amore e la sua compiacenza nel battesimo del suo Figlio. La riflessione si sposta naturalmente sul nostro battesimo. La domanda diventa allora: sento il mio essere figlio di Dio come un continuo atto del buon Dio che mi ama e si compiace di me? Certamente non aiutano sensi di colpa, scrupoli, falsa umiltà e concezioni pessimistiche di se stessi. E’ il tempo in cui dobbiamo scoprire o riscoprire la misericordia di Dio, la sua tenerezza, la sua forza nel rinnovarci. Come ha scritto Lutero: “Dio non ci ama perché siamo buoni e belli, Dio ci rende buoni e belli perché ci ama”. E si compiace di noi. E ci sostiene con il suo amore e con la bellezza e forza che ispira nella nostra vita e nelle nostre relazioni.
Rocco D’Ambrosio