Tra Maria e noi, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno:In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1, 26-38).
24 dicembre 2017. Spesso quando si riflette su questo brano, molte attenzioni vengono riservate alla giovane età, al suo essere vergine e al non aver conosciuto uomo. Sono certamente elementi importanti ma sono tutti previ all'evento: Dio la sceglie perché è così. Ma non la lascia così! Non solo la rende madre, ma la investe di una missione: dare al mondo il Salvatore, che sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo.
La grandezza del Figlio è inversamente proporzionale al contesto del concepimento. Eppure la grandezza del Figlio dipende essenzialmente dalla piccolezza e umiltà del concepimento. Non ho mai apprezzato i panegirici sulla grandezza di Maria, nell’annunciazione come in altri momenti, così esagerati da presentarla quasi come un “piccolo Dio”. Maria è solo serva fedele, la sua “grandezza” è umiltà, nascondimento, docilità. Per queste doti e grazie a queste doti il Figlio dell’Altissimo viene al mondo. Diremmo un grande evento, grandi persone, grandi progetti, avvolti tutti nell’umiltà e nascondimento.
E veniamo a noi. Avremo un grande Natale? E, se pure fosse, a che serve? A niente. Dio non ama le manifestazioni plateali, “resiste ai superbi e rovescia i potenti dai troni” (Lc 1, 51), si fa conoscere a chi non da sfoggio di sé e fugge ogni autoreferenzialità. Quindi il Natale, per definizione, non è grande, né forte, né sorprendente. E’ altro. E’ quello di Maria nell’Annunciazione, di Maria, Giuseppe e i pastori a Betlemme.
L’ultima domanda è se possiamo vivere questo Natale, in contesti che aspirano a grandezze e dismisure. Senza ipocriti discorsi e omelie sul consumismo e sul mondo di oggi. Lasciando solo che il mondo di oggi sia… il mondo di oggi. E noi un po’ più vicini all’umiltà, al nascondimento e alla docilità di Maria. Non è solo una riflessione, è anche una sfida. Per conservarci autentici.
Rocco D’Ambrosio