Tentazioni serie, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”». Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (Lc 4, 1-13).
10 marzo 2019. Ci sono termini che, per la loro forza e pregnanza, trasmigrano da una cultura a un’altra, spesso mantenendo la loro forza pur in diversi contesti. E’ il caso della parola “tentazione”. Il vocabolario ci ricorda che la tentazione è “l’esperienza del soggetto religioso che subisce l’attrazione di una condotta contrastante con gli ideali della propria religione” (Treccani). In un contesto più profano che religioso, come il nostro, la parola conserva la sua forza e il suo fascino, tanto da far dire a Oscar Wilde, in maniera ironica e provocatoria: “Resisto a tutto, tranne che alle tentazioni”.
Ma veniamo a Gesù. Fu tentato: la tentazione non risparmia nessuno perché è insita nel limite e nella fragilità della natura. Fu tentato su ciò che è essenziale nella nostra vita, su ciò che è il nerbo portante: i bisogni. Essi sono chiari e forti in tutti: bisogno di cibo, di potere, di aiuto. Ovviamente cibo, potere e aiuto sono categorie molto ampie, molto simboliche: dicono molto di più di quello che la parola esprime. Cibo è tutto ciò che è materialmente indispensabile; potere è ogni forma di controllo e comando su realtà e persone con cui ci relazioniamo; aiuto è tutto ciò di indispensabile che riceviamo nelle nostre relazioni. Penso che il primo impegno sia quello di condurre tutte le nostre tentazioni a queste tre categorie, evitando sciocche divagazioni ed esagerazioni in materia.
Dobbiamo riconoscere che abbiamo sulle spalle un’eredità storica decadente: abbiamo spesso interpretato le tentazioni in maniera banale e sciocca. Ci siamo distratti nel pensare alle tentazioni più piccole, trascurando quelle più grandi: siamo andati in cerca di pagliuzze, trascurando le travi! Siamo limitati, tanto; abbiamo tanti bisogni e la tentazione si insinua nell’indurci a rispondere a questi bisogni in maniera opposta a quello in cui crediamo e amiamo. Così fa il diavolo: ci pone il bisogno davanti e ci indica via diverse, deleterie, effimere, inefficaci.
George Bernanos, nel suo “Sotto il sole di Satana”, fa dire al curato di Lumbres: “Il peccato raramente entra in noi di violenza; più spesso di astuzia. Si insinua come l'aria. Non ha una forma propria, né colore né sapore; ma può prenderli tutti. Ci consuma dal di dentro. Per qualche disgraziato che esso divora vivo, e di cui ci spaventano i latrati, quanti ce n'è, già freddi, e che non son più neanche dei cadaveri, ma dei vani sepolcri? Il nostro Signore l'ha pur detto: che parola, questa, Sabiroux! Il nemico ruba tutto, anche la morte, e poi fugge ridendo”.
Rocco D'Ambrosio