Tentazioni, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato (Lc 4, 1-13).
17.2.2013. Tentazione nella nostra cultura è un termine che oscilla tra una visione religiosa e una laica, come un po’ tutto, del resto. Sarebbe bello che credenti e non credenti si confrontassero qualche volta su cosa significa essere tentati: da chi? Come? Perché? I cattolici, molto spesso, hanno un approccio moralistico al tema, per cui facilmente la tentazione è legata a sensi di colpa continui, a penitenze più o meno sane, a una specie di routine mentale su peccato-colpa-indegnità-disistima e così via. I laici procedono diversamente e quindi – insisto – un confronto in materia non farebbe male.
Ma veniamo a Gesù. Fu tentato: la tentazione non risparmia nessuno perché è insita nel limite e nella fragilità della natura. Fu tentato su ciò che è essenziale nella nostra vita, su ciò che è il nerbo portante: i bisogni. Essi sono chiari e forti in tutti: bisogno di cibo, di potere, di aiuto. Ovviamente cibo, potere e aiuto sono categorie molto ampie, molto simboliche: dicono molto di più di quello che la parola esprime. Cibo è tutto ciò che è materialmente indispensabile; potere è ogni forma di controllo e comando su realtà e persone con cui ci relazioniamo; aiuto è tutto ciò di indispensabile che riceviamo nelle nostre relazioni. Penso che il primo impegno sia quello di condurre tutte le nostre tentazioni a queste tre categorie, evitando schiocche divagazioni ed esagerazioni in materia. Siamo limitati, tanto; abbiamo bisogno e la tentazione si insinua nell’indurci a rispondere a questi bisogni in maniera opposta a quello in cui crediamo e amiamo. Così fa il diavolo: ci pone il bisogno davanti e ci indica via diverse, deleterie, effimere, inefficaci.
Gesù risponde alle tentazioni citando la Scrittura, ovvero appellandosi a una autorità superiore. La forza per superare le tentazioni non sta in noi ma nella potenza della Parola. Il diavolo tenta; noi siamo deboli, molto deboli. La forza è altrove, non in noi. Facile a dirsi, difficile a viversi. La superbia ci inganna e rovina. Non fa male ricordare l’ironia pungente di Oscar Wilde: Resisto a tutto tranne che alle tentazioni. Non siamo così forti come pensiamo. Anzi. Cadiamo molto spesso. Allora?
Dobbiamo solo accettare che quello delle tentazioni è un passaggio comune a tutti, nessuno si può escludere; dobbiamo solo ricordare che Dio lo si scopre meglio e lo si ama di più solo dopo aver superato le tentazioni. Lo dice così bene Francesco d’Assisi: Una volta un frate, che era tentato, sedeva tutto solo vicino al Santo e gli disse: “Prega per me, Padre buono: sono convinto che sarò subito liberato dalle mie tentazioni, se ti degnerai di pregare per me. Sono proprio afflitto oltre le mie forze, e so che anche tu lo hai capito”. “Credimi figlio - gli rispose Francesco -. proprio per questo ti ritengo ancor più servo di Dio, e sappi che più sei tentato e più mi sei caro”. E soggiunse: “Ti dico in verità che nessuno deve ritenersi servo di Dio, sino a quando non sia passato attraverso prove e tribolazioni.. La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo.” “Molti si lusingano per meriti accumulati in lunghi anni, e godono di non aver mai sostenuto prove. Ma sappiamo che il Signore ha tenuto in considerazione la loro debolezza di spirito perché ancor prima dello scontro, il solo terrore li avrebbe schiacciati. Infatti i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare”.
Rocco D’Ambrosio