Tenerezza e sfide, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».
Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levìta, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così» (Lc 10, 25-37).
3 luglio 2016. Si ha l’imbarazzo della scelta, nell’applicare la parabola odierna, al nostro contesto. Di persone cadute nelle mani dei briganti non ne mancano mai: cittadini stranieri odiati e colpiti, poveri maltrattati, afroamericani e poliziotti uccisi, donne violentate, bambini abusati e tanti altri ancora. Ma sono anche tanti i sacerdoti e leviti che passano oltre.
“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico”. Leggo e rileggo questa parabola mentre sentimenti contrastanti albergano in me. Il Samaritano è mirabile esempio di compassione - forse più precisamente andrebbe tradotto: tenerezza. La sua tenerezza è concreta: lui vide, ne ebbe compassione, gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. E’ bella quanto pratica; è profonda quanto utile. Non così il sacerdote; non così il levita. Loro vedono e passano oltre. La loro indifferenza è brutta quanto ideologica; è superficiale quanto detestabile.
Fin qui niente di nuovo. I sentimenti contrastanti nascono dal sentirsi e comportarsi raramente da Samaritani e molto spesso da sacerdoti e leviti. Né più né meno con gli stessi sentimenti, nell’uno come nell’altro caso. Tutte le motivazioni, discorsi e ragionamenti, in un baleno, mostrano tutta la loro pochezza. Sono (siamo) più sacerdoti e leviti che Samaritani. Signore aiutaci!
Sono sempre lunghi i cammini di conversione e ri-conversione. Non si tratta di puntare il dito contro qualcuno, ma solo di ammettere che faccio poco il Samaritano e molto più il levita e il sacerdote. Eppure sono convinto che una via c’è, con l’aiuto di Dio, per invertire la rotta, cioè per non passare avanti e sentire un po’ di compassione e tenerezza per chi incontriamo sulla strada. Questa via c’è. E’ certo. E’ certo quanto il fatto che il buon Dio ci porrà sempre sulla strada dei malcapitati. A sfidare quanta compassione e tenerezza abbiamo.
Rocco D’Ambrosio