Tante paure e poca fede, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli». (Mt 10,26-33)
25 giugno 2017. Ognuno di noi può contare le piccole o grandi paure che lo accompagnano ogni giorno; su tanti versanti: salute, relazioni, lavoro, terrorismo, incidenti, violenze e cattiveria altrui, guerre e via discorrendo. La nostra è un'era di paure più dei secoli e tempi passati? Non lo so. Certamente un'epoca senza paure non è mai esistita.
Gli storici potranno dirci se un periodo è più segnato dalle paure o meno. Ma, al di là di quello che dicono gli esperti, le nostre paure restano. Restano eccome. Ogni giorno, spesso ogni ora. Sono lì. A volte crescono, a volte si indeboliscono. A volte ci distruggono. A volte le vinciamo e andiamo avanti.
In questo marasma, personale e sociale, e globale, l'invito di Gesù si fa strada spesso con difficoltà, spesso è accolto con fede e siamo in sintonia con Colui che ci dice: "Non abbiate paura". Spesso la fede non c'è o è ridotta al lumicino, perché - siamo onesti - non abbiamo un rapporto profondo e costante con il Signore. Forse, a volte, arriviamo anche a considerarlo un pazzo o un visionario o un buonista fuori dal mondo. Allora restiamo soli con le nostre paure. Le mie. Le tue. Le nostre.
La fede è anche ostinazione. Se ho paura, devo portare le mie paure davanti al Signore e chiedergli: chi sei per me? Perché mi ripeti "non aver paura"? Dobbiamo anche chiedergli di insegnarci ad abbandonarci a Lui. Come i passeri, ovvero come creature nude, fragili e indifese.
L'abbandono nelle mani di Dio non è cosa per i forti, i pieni di se e potenti. I piccoli hanno spesso paura, tanta. Ma quando sono nelle braccia di mamma o papà le loro paure finiscono. Noi siamo passeri, siamo piccoli. Solo le braccia del Padre sono il porto che ci salva da tutte le paure.
Rocco D'Ambrosio