Semplici visite, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto» (Lc 1, 39-45).
20 dicembre 2015. Una visita a una parente, i saluti, le voci che raggiungono i bambini in grembo. Su questa trama umana, tenera e amorevole, si innesta la storia di Dio, il suo volere nel colmare di Spirito una giovane e donare al mondo il Salvatore. Qualsiasi riflessione di ordine “alto”, cioè teologico e salvifico, che noi facciamo, non può prescindere dalla semplicità dell’evento. Due donne si incontrano perché la giovane vuole prestare un servizio all’anziana, in cinta come lei.
E’ un momento semplice, essenziale, ordinario, ma che manifesta un amore senza misura. Semplicità e amore qui sono un tutt’uno, tanto da poter affermare che Dio c’è, senza ombra di dubbio. Dio c’è nella sollecitudine di Maria, nella sorpresa di Elisabetta, nel sussulto del Battista in grembo a sua madre, nel silenzio di Gesù nel grembo di Maria. Dio c’è perché c’è semplicità e amore.
Se riuscissimo a comprendere e ricordare che è sempre così! Ossia dobbiamo tener fermo, nel cuore e nella mente, che la storia umana non vive isolata ed estranea a quella divina e che Dio si manifesta dove c’è semplicità e amore, dove i gesti sono autentici, dove regnare è servire, dove il potere è solo desiderio di fare del bene. Lo ha scritto con chiarezza Hannah Arendt: «Il potere è realizzato solo dove parole e azioni si sostengono a vicenda, dove le parole non sono vuote e i gesti non sono brutali, dove le parole non sono usate per nascondere le intenzioni ma per rivelare realtà, e i gesti non sono usati per violare e distruggere, ma per stabilire nuove relazioni e creare nuove realtà».
Forse dovremmo anche – a mo’ di ri-educazione della nostra relazionalità – riprendere a collegare parole e gesti, a misurare semplicità e amore di quello che facciamo. E fare visite a parenti, amici, anziani, specie soli e abbandonati, può essere una seria palestra per collegare parole e gesti, in semplicità e amore. E certamente il buon Dio non mancherà di dire la Sua: voci, sussulti, gioie si compiranno. E’ Natale così. In una visita.
Rocco D’Ambrosio