Risorto, perché? per me?, di Rocco D'Ambrosio
Dal Vangelo secondo Luca. Il primo giorno della settimana, al mattino presto [le donne] si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: "Bisogna che il Figlio dell'uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno"». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli.
Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l'accaduto (Lc 24, 1-12).
31.3.2013.
Dio è morto! Dio è risorto! Ricordate il testo di Francesco Guccini Dio è morto? La canzone (1965), ritenuta blasfema dalla RAI e subito censurata, ma trasmessa dalla Radio Vaticana, contiene certamente molti principi evangelici: Dio muore in tutte le situazioni di emarginazione, di offesa della dignità umana, di droga e prostituzione, di ipocrisia e carrierismo, di miti della razza e odi di partito e così via. Ma risorge in tutto ciò che è bene, che edifica gli altri protegge il creato e canta l’inno della gloria di Dio.
Ma è solo questa la risurrezione? Una sorta di applicazione personale e sociale? Credo proprio di no; tuttavia con questo non voglio assolutamente dire che la canzone non abbia le sue profonde ragioni.
Penso, invece che il punto di partenza per meditare sulla risurrezione non siano le profonde considerazioni di Guccini, o altre simili, ma il semplice fatto di affermare che Gesù è risorto. Punto e basta. Per entrare nel mistero ci accompagnano segni concreti e significativi: la pietra rotolata, la tomba vuota, il sudario ripiegato, la testimonianza degli apostoli, le apparizioni di Gesù agli apostoli.
E’ risorto! Dovremmo ripeterci le cose più semplici ma più vere: la morte è stata sconfitta, la vicenda di Gesù non finisce con la croce, ora è presente in modo diverso, ci invia nel mondo a rendergli testimonianza, c’è ancora posto con la speranza. Dovremmo ricordarci che quello che “accade al Cristo, accade ad ognuno di noi” (Blaise Pascal). Dovremo meditare e rimeditare la risurrezione sintonizzando su di essa la nostra vita, nelle piccole come nelle grandi scelte.
E poi, ma solo dopo questi “esercizi”,
ricordare con Guccini
“che se dio muore è per tre giorni e poi risorge,
in ciò che noi crediamo dio è risorto,
in ciò che noi vogliamo dio è risorto,
nel mondo che faremo dio è risorto…”.
Rocco D’Ambrosio