Poteri esclusi dal Cielo, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 16-20).
31 maggio 2015. Colpiscono molto le parole del Signore: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. La parola potere non è affatto comoda. Abbiamo tante ragioni, storie ed esperienze per dubitare di coloro che esercitano il potere, spesso iniziando anche con proclami di buone intenzioni, ma poi diventando dispotici e cattivi, persino nella comunità cristiana.
Il potere, Gesù, lo ha e certamente non è quello umano: viene dal Padre ed è la forza della sua missione. I poteri umani spesso, molto spesso, hanno ben poco della bontà di Dio. Un buon modo per purificare i poteri umani, i nostri piccoli o grandi poteri della vita è quello - come insegna Guardini - di riflettere sul significato del potere e sul suo fine. Il significato profondo del potere di Gesù è il piano del Padre. Egli opera perché il Padre opera in lui e per mezzo di lui (Gv 5). Non c’è nessuna autoreferenzialità o mania di grandezza nel potere Gesù: è pura obbedienza e docilità al Padre. E il fine del suo potere è ancora quello del Padre: salvare tutti, operare misericordia e promuovere riconciliazione.
Ora, dal giorno della sua ascensione al cielo, il potere di Gesù è dato a noi: possiamo fare discepoli nel suo nome. Possiamo continuare la sua opera perché ci assicura: Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Di fatti, in questo caso come in tutti gli altri, non abbiamo nessun potere che non ci sia stato dato. Lo ricorda Gesù a Pilato: Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto (Gv 19). Siccome ci è dato Gesù può anche togliercelo. Non è scritto da nessuna parte che godiamo del suo potere sempre. Molte volte il Signore lo ritira da noi. Quando? Quando operiamo per noi e non per Lui, nel nostro nome e non nel suo nome, per la nostra gloria e non per la sua. Tutto ciò non ci permetterà di varcare il Cielo dove Gesù è asceso.
Papa Giulio II: “Cos’è quest’intoppo? La porta non si apre? La serratura, suppongo, è stata o cambiata o certo guastata”». Inizia così un libretto sagace e ricco di humour di Erasmo da Rotterdam, scritto 5 secoli fa: dopo la morte di papa Giulio II, Erasmo immagina il dialogo del papa con san Pietro. Trama: il Custode del Cielo rifiuta l’ingresso al papa; motivo: non ne è degno. San Pietro ricorda che sono le opere buone e giuste il lasciapassare, Giulio II pensa di “meritare riconoscenza” per come ha guidato la Chiesa, san Pietro gli ricorda che non si è mai voluto “privare del denaro, spogliarsi del comando, togliere la possibilità di prestiti, negare i piaceri” e quindi niente Paradiso, Giulio è escluso dal Cielo (così il titolo del libretto: Iulius exclusus e coelis). Pericoloso il potere, per tutti, ecclesiastici e non. Dio ci ripaga in Cielo (e, spesso, anche in terra) per tutti i peccati alla Giulio II: “Non mi meraviglio in verità - sono le ultime parole di san Pietro - se arrivano quassù in numero così esiguo, dal momento che ai posti di comando della Chiesa siedono simili sciagurati; peraltro…”.
Rocco D’Ambrosio