Pane condivisibile, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste (Lc 9, 11-17).
29 maggio 2016. Nel brano della moltiplicazione dei pani mi colpisce la sollecitudine che hanno i discepoli nel presentare a Gesù una situazione urgente e seria: Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù non compie immediatamente il miracolo ma chiede la loro collaborazione: Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». E per quanto i discepoli si lamentano - Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente - comunque poi docilmente fanno quello che Gesù ordina loro. E solo allora arriva il miracolo della condivisione. Sollecitudine per le situazioni umane, collaborazione con Dio, docilità al suo volere e condivisione con chi ha bisogno sono atteggiamenti che spesso mancano nelle nostre comunità, nonostante le parole e la testimonianza di papa Francesco.
Ancora, per diversi pastori e laici cattolici la testimonianza cristiana è solo inerente a famiglia, aborto, fecondazione assistita, utero in affitto e coppie di fatto. E ci si chiede perché abbiano dimenticato che testimonianza è - insieme a quelle - solidarietà e condivisione con chi ha meno o non ha proprio. Perché troppi silenzi su questi temi? Quanto costano? O quanto sono ripagati con privilegi e potere?
Si pensi a chi, nella sinistra, delega questi temi ai gruppi di estrema sinistra o ai movimenti, quasi a dire che il resto del centrosinistra (come dell’intero arco costituzionale) può permettersi il lusso di non essere solidale e magari chiuso a chi ha bisogno, facendo in un baleno, della nostra Costituzione, carta straccia.
Certo ci sono anche coloro che lavorano, studiano, e promuovono culture di accoglienza e solidarietà, operano per la “convivialità delle differenze”, tanto cara al nostro don Tonino. Ma senza vittimismo o scoraggiamento, va ricordato che questi sono pochi. Perché accogliere è un mestiere duro, farsi compagni di strada è una fatica, come il pensare e progettare l’accoglienza di pari passo con l’integrazione, prolungare l'Eucaristia sulle strade dei poveri è tanto difficile.
Ma è una bella fatica. Perché è la sfida di chi – in nome di una fede religiosa o di un sentire forte – sa che accogliere è esistere pienamente, è vivere con l’altro e per l’altro, è farsi in quattro perché chi ha meno abbia di più, in pane, cultura, libertà e dignità. Non a caso abbiamo sempre creduto, con don Tonino, che “non sono i coperti che mancano sulla mensa; sono i posti in più che non si vogliono aggiungere a tavola”.
Rocco D’Ambrosio