Onesti sulla mancata carità, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna» (Mt 25, 31-46).
22 novembre 2020. Qualche volta sono tentato di raccogliere le affermazioni che ascolto e leggo a proposito dei poveri, nei nostri ambienti. Diversi fedeli laici, preti, vescovi, cardinali - normalmente in polemica con papa Francesco - ne dicono un po’ di tutti i colori sul problema dei poveri. Non mi riferisco, ovviamente, a chi cerca di accogliere gli inviti evangelici a soccorrere e amare i poveri, con il cuore, la mente e le braccia. Ho in mente, invece, chi trova mille scuse per non riferirsi ai poveri e, addirittura, prendersela con il papa che lo fa spesso. Che mondo, quello cattolico!
Va da sé che il soccorrere gli altri, in genere, è una fatica immane. Una complessità di fattori ci può avvicinare agli altri, e ai loro bisogni, come, al tempo stesso ci può allontanare. Amore o odio, accoglienza o razzismo, generosità o avarizia, simpatia o paura degli altri, sembrano combattere in noi continuamente. Essere come La Pira o madre Teresa è il frutto di un lungo cammino. Da dove iniziare? Da molta vigilanza su noi stessi. Odio e razzismo, avarizia e paura degli altri, sono fuori di noi ma anche dentro di noi. Come cristiani dovremmo chiedere sempre al Signore purificazione interiore per liberarci da tante scorie di peccato, per non rimanere tra quelli a cui sarà detto: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
La carità, da vivere nell'ambito sociale e politico, è sempre stata un riferimento importante del cattolicesimo democratico, sia dal punto di vista teorico che pratico. Del resto è il nostro Re che ci chiede di essere caritatevoli con tutti. E lo chiede a tutti i suoi figli, in tutti gli ambienti vitali e in ogni circostanza. E non è un discorso politico, o classista, o di schieramento elettorale. E’ un discorso di fede.
Non può sfuggire, inoltre, come l’annunzio evangelico è sempre e strettamente legato al chiedere onestà ai cristiani nel confrontarsi con questo tema e coraggio nell’abbandonare teorie sociali e politiche anticristiane, cambiando mentalità. Forse alcuni brani della della nuova enciclica Fratelli tutti andrebbero scritti in caratteri cubitali in tutte le parrocchie, diocesi, gruppi e ordini religiosi dove, diverse volte, l’essere cristiani si coniuga, senza scrupoli di coscienza, con posizioni razziste, demagogiche, nazionaliste e cosi via. Francesco critica quei cristiani che non guardano e soccorrono i poveri (n. 73), che maltrattano e rifiutano i migranti, non accolgono i disabili e via discorrendo.
“Ci sono – scrive Francesco - ancora coloro che ritengono di sentirsi incoraggiati o almeno autorizzati dalla loro fede a sostenere varie forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi” (n. 86). È il tema della riforma ecclesiale che trova ambienti cattolici refrattari ad essa: alcuni cardinali, vescovi, preti, fedeli laici che continuano a dire che questo sono “fissazioni” del papa sudamericano. Ma è proprio così? Non è che le nostre Chiese, specie europee e nordamericane, si sono cosi imborghesite da pensare che è possibile essere cristiani e, al tempo stesso, razzisti nazionalisti, disprezzanti di poveri, vittime e migranti? “La fede – continua il papa - con l’umanesimo che ispira, deve mantenere vivo un senso critico davanti a queste tendenze e aiutare a reagire rapidamente quando cominciano a insinuarsi. Perciò è importante che la catechesi e la predicazione includano in modo più diretto e chiaro il senso sociale dell’esistenza, la dimensione fraterna della spiritualità, la convinzione sull’inalienabile dignità di ogni persona e le motivazioni per amare e accogliere tutti” (n 86).
Rocco D'Ambrosio