Oltre le paure, un volar alto, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Lc 21, 25-36)
2 dicembre 2012. Paure, angosce, ansia dei popoli in parte ci fanno ricordare di eventi naturali disastrosi, già avvenuti nella storia dell’umanità, ma ci rimandano anche a scenari futuri che potranno avvenire. La si chiami fine del mondo, panorama apocalittico, distruzione del tutto. Come sempre Gesù invita a non aver paura e ogni volta traduce questo invito a non aver paura in modo concreto e diverso. In questo caso l’invito è a “non appesantire il cuore dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Cosa che ci risulta molto facile quando le paure crescono dentro e attorno a noi. Ho sempre pensato che la paura è una forza che spinge verso il basso (di sé, delle proprie pochezze, dei propri percorsi emotivi e intellettuali) mentre il coraggio che il Signore vuole infondere è un volare alto. Vegliare e pregare sembrano essere in questo brano un modo per spiccare il volo, la “forza per sfuggire a ciò che accade”. Non è facile vivere la preghiera così, specie quando il cuore è appesantito. Allora un po’ più di attenzione a scoprire quali dissipazioni, ubriachezze e affanni mi tirano giù. E, dall’altra parte, un po’ di attenzione a capire se anche per me è possibile un modo di vegliare e pregare che mi fa spiccare il volo.
Rocco D’Ambrosio
....."forse fa male eppure mi va
di stare collegato
di vivere di un fiato
di stendermi sopra al burrone
di guardare giù
la vertigine non è
paura di cadere
ma voglia di volare
MI FIDO DI TE "......
Quindi quale migliore collegamento con Dio se non con la preghiera.