Nessuna condanna, solo amore, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». (Gv 8, 1-11).
17.3.2013. Sorprendere qualcuno che si appresta a compiere qualcosa di illegale e immorale non è cosa facile da gestire. Nel caso si tratta di una prostituta che sta per vendere il suo corpo. La scena facilmente di tensioni e richieste, dure e aspre. Gli interlocutori di Gesù presentano un ragionamento che non fa una grinza: la donna è stata sorpresa in flagrante; la legge di Mosè è chiara: va lapidata. Ragioni e tensioni, astio e rifiuto vanno a mille. E Gesù che fa? Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. “Quando la coscienza comune – scriveva Primo Mazzolari – è troppo ostinata, è inutile andarle incontro”. Gesù non va contro la coscienza comune, aspetta che … si stemperi e sbollisca un po’. E veniamo alla risposta. Non riguarda la legge di Mosè, né riguarda la donna e ciò che ha fatto. Riguarda la mia, la tua responsabilità, quella dei presenti, quella di tutti. E cos’è la responsabilità? E’ il rispondere di sé, prima del far rispondere gli altri.
La risposta di Gesù è ormai proverbiale: la usiamo molto spesso. Tuttavia, forse, la usiamo più per difenderci, quando siamo tirati in ballo e sono scoperte le nostre colpe, che per riconoscere e crescere nella nostra personale responsabilità. Gesù sa bene che, in materia, i tempi sono molto lenti; per questo, forse, si rimette a scrivere in attesa che le responsabilità siano assunte… cominciando dai più anziani.
E Gesù? E la sua responsabilità? La sua responsabilità è quella di salvare non condannare. La salvezza non è classificare, escludere, rifiutare, mandare al patibolo; ma è amore, accoglienza, perdono. Certo la donna ha sbagliato, Gesù lo sa e lo ricorda lei indicandole il d’ora in poi non peccare più. Ma Gesù guarda avanti, rispetto al nostro peccato, guarda alla nostra liberazione e redenzione, che può avvenire solo abbracciandoci a Lui e attingendo alla sua grande misericordia.
Scrivo queste note mentre scorrono le immagini del nostro nuovo pastore Francesco. Il suo volto e i suoi primi e significativi gesti, come le sue prime parole, fanno ben sperare. Ci auguriamo che sia il pastore che ci riporta all’autenticità evangelica, superando la tentazione di essere una comunità religiosa-ideologica che parla solo di principi non negoziabili, norme e prassi, dimenticandosi delle persone.
Ma la nostra missione è altra. Lo ha ricordato il papa il 15 marzo scorso: “Pastori e fedeli, ci sforzeremo di rispondere fedelmente alla missione di sempre: portare Gesù Cristo all’uomo e condurre l’uomo all’incontro con Gesù Cristo Via, Verità e Vita, realmente presente nella Chiesa e contemporaneo in ogni uomo. Tale incontro porta a diventare uomini nuovi nel mistero della Grazia, suscitando nell’animo quella gioia cristiana che costituisce il centuplo donato da Cristo a chi lo accoglie nella propria esistenza”.
Rocco D’Ambrosio