Natale leggero, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio. C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». (Lc 2, 1-14).
25 dicembre 2014. Certamente è retorico elencare i modi per celebrare il Natale e, magari, avere la pretesa di indicare quello giusto o almeno quello meno banale. Forse se una distinzione può essere fatta è tra il Natale di chi crede e quello di chi non crede. Ma anche qui, il distinguere persone e prassi, non può farci dimenticare chi si trova sui bordi: celebra un Natale “nel guado”, tra l’essere credente e il ridurre il Natale solo a una festa importante come le altre.
Tuttavia è importante non caricare il Natale di troppi significati, ciò vale sia per i credenti che per i non credenti. Oserei dire che il Natale è bello se è “leggero”. Per leggerezza intendo quella che raccomandava Calvino nella sua famosa conferenza americana. Essa si conclude richiamando un racconto di Kafka su un narratore, che, con un secchio vuoto, esce in cerca di carbone. Per varie vicissitudini il secchio vuoto non troverà di che riempirsi. Calvino aggiunge: “Tanto più che se fosse pieno non permetterebbe di volare. Così, a cavallo del nostro secchio, ci affacceremo al nuovo millennio, senza sperare di trovarvi nulla di più di quello che saremo capaci di portarvi”.
E’ così il nostro Natale? Un secchio vuoto che vogliamo riempire? E che spesso, delusi, non riusciamo a trovare qualcosa che lo riempia? A volte penso proprio di si. Il punto è, credo, che dobbiamo smettere di pensare a come riempirlo. Dobbiamo solo portarlo alla grotta e il Signore lo riempirà. Come e quando lo sai Lui solo.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Mi piace molto questa scena. I pastori stanno facendo il loro lavoro, notturno, difficile ed esigente. Il loro secchio forse è più pieno di desideri e di voglie di fuga che di altro. Il Signore li visita e li avvolge di luce. Certo la prima reazione è di timore: Essi furono presi da grande timore. Ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
Mettiamoci tutte le attese che vogliamo. Stiamo attenti a non caricare il secchio, a conservare la leggerezza necessaria per volare. E poi aspettiamo il Natale. Aspettiamo che il buon Dio lo riempia come e quanto Lui vuole. E’ stato così per i pastori. Lo può essere anche per noi.
Buon Natale!
Rocco D’Ambrosio