Meta e impegno, di Rocco D'Ambrosio
Il vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».
Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio (Lc 24, 46-53).
12.5.2013. I distacchi nella vita sono carichi spesso di pesi, spesso quasi insopportabili. Si staccò da loro - dice il Vangelo - e veniva portato su, in cielo. Fu un distacco ancora più difficile. Nella sua condizione di risorto, di ritornato in vita, forse i discepoli di Gesù pensavano di averlo con loro oramai per sempre. Non fu così: andò via, scomparve verso il cielo.
Ho sempre pensato che la festa dell'ascensione sia uno degli episodi, a un tempo, più "terrestri" e "celesti" del Vangelo. Lo penso anche perché è insito nella fede cristiana oscillare tra un guardare tanto, spesso troppo, il cielo e un guardare tanto, spesso troppo, la terra. Aristotele insegna che la virtù sta nel mezzo; del resto il buon senso spicciolo ci avverte che chi guarda troppo il cielo... cade nelle buche e chi guarda troppo per terra... sbatte contro gli ostacoli. L'ascensione al cielo ci aiuta a mantenerci nel mezzo, a essere virtuosi senza esagerare ed evitando gli estremismi. Più volte Gesù ricorda che il cielo è la meta: viviamo e lavoriamo per andare in cielo, per raggiungere la gioia e la serenità senza fine. Il Cielo è il punto di riferimento: non a caso nel Padre Nostro chiediamo che la sua volontà sia fatta come in Cielo così in terra. Ma il Cielo di Gesù ci rimanda alla terra. È Gesù a inviare i suoi discepoli come testimoni sino ai confini del mondo, a tutti i popoli.
La parte "terrestre" di questa festa è l'essere inviati come testimoni, ma anche l'essere sostenuti in questo difficile compito: Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto. Non mi dilungo su ciò perché conosciamo bene il dinamico scambio tra il nostro impegno di testimonianza e il sostegno della partenza dall'alto, cioè il Suo Spirito.
L'icona dell'ascensione, il suo dinamismo terrestre-celeste non è solo un'icona da contemplare è anche una "misura" della nostra vita. I distacchi, di qualsiasi natura siano, creano molte reazioni che vanno da un estremo all'altro. Non solo i distacchi ma anche piccoli e grandi scossoni che riceviamo sul piano fisico, intellettuale o emotivo, ci portano ad oscillare tra terrestre e celeste continuamente. La virtù mediana è collegare continuamente, nel cuore come nella mente, la meta con l'impegno e viceversa. Non è certamente facile ma è l'equilibrio della nostra fede. Per mantenere meta e impegno in sintonia e in vitale rapporto aiuta molto la formula di Bonhoeffer: Noi viviamo nel penultimo e crediamo nell’ultimo.
Rocco D’Ambrosio