Lottare per Dio, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». (Lc 12, 49-53).
14 agosto 2016. Mentre il terrorismo divide e uccide sfruttando la religione è bene ricordare, come ha fatto papa Francesco, che le autentiche religioni sono contro ogni violenza e uccidere in nome di Dio è solo un aggravare l’atto dell’uccidere, perché Dio non vuole la guerra ma la pace Detto questo, il testo evangelico odierno, se letto superficialmente, non fa altro che gettare fuoco sulla terra, non solo nei grandi conflitti nazionali e internazionali, ma anche nei piccoli conflitti in famiglia, sui luoghi di lavoro, nelle associazioni, nelle istituzioni politiche e non. Ma Gesù vuole veramente la rivoluzione violenta? Se così fosse dovremmo riscrivere il Vangelo e iscrivere Gesù tra i rivoluzionari violenti della storia umana. Ma non è così.
Un’analisi attenta del testo odierno ci porta a concludere che il Signore Gesù sta solo manifestando il desiderio che il suo annuncio porti frutto quanto prima. Ma ciò non è possibile senza che il Vangelo determini una divisione. Del resto sin dall’inizio della sua missione, ancora infante, Gesù aveva ricevuto la profezia di Simeone che li benedisse e a Maria, sua madre, disse: "Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione”. Divisione, contraddizione sono termini importanti per capire la natura della rivoluzione che Gesù ha inaugurato. Si tratta di un annuncio che né in noi, né attorno a noi, può lasciare le cose come stanno.
La parola di Gesù vuole portare frutto e il frutto consiste in un cambio radicale della propria vita, relazioni, situazioni personali e sociali, comunitarie e politiche. Altrimenti è un cristianesimo, o meglio, una cristianità borghese, ossia un seguire il Signore che non ci scomoda più di tanto, lascia le cose come stanno e pone solo una sottile e inefficace “vernice cristiana” sulla nostra realtà. In Italia questo tipo di atteggiamento religioso ha determinato un tipo di cattolico borghese che si accontenta di un richiamo a certi principi della dottrina cattolica (famiglia, salvaguardia della vita, bioetica) e dimentica e tradisce tanti altri (bene comune, solidarietà, accoglienza e promozione degli ultimi, giustizia e legalità, promozione della pace e della salvaguardia dell’ambiente naturale). Credo anche verso questo tipo di religione annacquata Gesù voglia gridare con forza: Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!
Ma quale fuoco sulla nostra terra il Signore vuole accendere? A che tipo di rivoluzione ci chiama? Scriveva Paul Claudel: “Siate mio fratello, siate con me. Venite a Dio che vi chiama. Lo so, è un momento di angoscia terribile, ma occorre farlo. Vi sono tante cose che vi paiono infinitamente dolci o terribilmente desiderabili, a cui dovete rinunciare. E d'altra parte nella religione cattolica vi sono tante cose dure da credere, tante cose umilianti a praticarle, un abbassamento così impietoso delle nostre piccole idee e delle nostre piccole persone! Ma non temete, occorre farlo”.
Su questi temi la divisione non è un consiglio ma un obbligo. Il moderatismo, ossia in non spingersi troppo in là, il cerchiobottismo, ossia il non scontentare nessuno dei nostri interlocutori, non sono affatto evangelici. La vita di fede o è radicale o non è. Così è stato per tutti gli ebrei autentici, per tutti i cristiani autentici. Del resto i profeti biblici non erano coloro che rimproveravano aspramente la corruzione dei rapporti fraterni e comunitari? Penso, per esempio, ai profeti quando smascheravano le idolatrie (Elia), quando rimproveravano difetti quali l’orgoglio, il lusso, i soprusi contro i deboli, l’ipocrisia (Amos), quando annunciavano il vero amore (Osea), quando annunciavano pace (Isaia), puntavano il dito sui mercenari e sui mali sociali da loro procurati (Michea), quando fustigavano le classi dirigenti (Sofonia), quando ricordavano l’essenza del vero culto (Geremia) e via dicendo. Ma accanto ad un lavoro di critica erano sempre presenti le indicazioni per rinnovarsi nel cuore e nella mente, per ristabilire relazioni secondo Dio, ispirate dal suo amore e dalla sua pace, orientate ad accogliere tutti, specie gli ultimi.
Ancora Claudel: “A mano a mano che avanzerete, le cose vi appariranno più facili, gli ostacoli che erano formidabili vi faranno ora sorridere. Tutti quei grandi nomi, tutti quei poeti, quegli scrittori, quei filosofi la cui ombra ha coperto la nostra giovinezza, ne vedrete a un tratto l'esile persona grottesca ‑ e non affatto la povertà, ma il puro nulla del pensiero anticristiano. C'è un passaggio della vostra lettera che mi fa sorridere. E' quello dove dite che temete di trovare nella religione la fine della ricerca e della lotta. Ah, caro amico, il giorno in cui avrete ricevuto Dio in voi, avrete un ospite che non vi lascerà quiete: «Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada». Sarà il grande fermento che farà scoppiare tutti i vasi, sarà la lotta, la lotta contro le passioni, la lotta contro le tenebre dello spirito, non quella in cui si è vinti, ma quella in cui si è vincitori”.
Rocco D’Ambrosio