Le tentazioni che non mancano, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,12-15).
21 febbraio 2021. “Gesù rimase nel deserto tentato da Satana”. Per alcuni aspetti - mi auguro di non sbagliare - Gesù rimane nel deserto, sapendo bene che le tentazioni lo avrebbero accompagnato. Del resto, con un rapido sguardo alla nostra vita, possiamo e dobbiamo dire lo stesso: le tentazioni accompagnano giorni e ore del nostro esistere. Non ci libereremo mai, dobbiamo solo imparare a conviverci e a superarle. Ma come?
La preghiera è il mezzo più efficace: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Mc 14,38). Non è superfluo sottolineare che Gesù parla del “entrare” e non dell’”evitare” o di un utopico “essere al di sopra”. Le tentazioni ci sono e ci saranno sempre. Per questo preghiamo: “e non abbandonarci alla tentazione ma liberaci dal male”. Con la nuova versione del Padre Nostro abbiamo superato finalmente l’erroneo concetto di Dio che “induce”.
È ovvio che più precisi non si può dire: per il semplice fatto che il cammino di crescita nella preghiera, come quello di resistere alle tentazioni, è la nostra peculiare vita. Preghiera, discernimento, confronto con una guida spirituale, dialogo, studio sono mezzi che ognuno vive e miscela come meglio può. Tuttavia si può dire che c’è una storia personale, e comunitaria, delle tentazioni. Conoscerla e meditarla ci aiuta a rinforzare la preghiera e la resistenza. E, in tempi di crisi pandemica, dobbiamo anche riflettere su quali sono le tentazioni particolari di questo periodo difficile…
Proviamo a meditare questo fioretto francescano: “Una volta un frate, che era tentato, sedeva tutto solo vicino al Santo Francesco e gli disse: “Prega per me, Padre buono: sono convinto che sarò subito liberato dalle mie tentazioni, se ti degnerai di pregare per me. Sono proprio afflitto oltre le mie forze, e so che anche tu lo hai capito”.
“Credimi figlio - gli rispose Francesco -. proprio per questo ti ritengo ancor più servo di Dio, e sappi che più sei tentato e più mi sei caro”. E soggiunse: “Ti dico in verità che nessuno deve ritenersi servo di Dio, sino a quando non sia passato attraverso prove e tribolazioni.. La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo.”
“Molti si lusingano per meriti accumulati in lunghi anni, e godono di non aver mai sostenuto prove. Ma sappiamo che il Signore ha tenuto in considerazione la loro debolezza di spirito perché ancor prima dello scontro, il solo terrore li avrebbe schiacciati. Infatti i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare” (FF 704).
Mi piace sottolineare: “La tentazione superata è, in un certo senso, l’anello, col quale il Signore sposa l’anima del suo servo“ e ancora: “i combattimenti difficili vengono riservati solo a chi ha un coraggio esemplare”. Questi due passi mi fanno pensare molto. E a voi cosa insegna Francesco nel combattere le tentazioni?
Rocco D’Ambrosio