Le scuse del potere corrotto, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Mt 23, 1-12).
5 novembre 2017. Certe volte sono sorpreso da alcune reazioni nei confronti di papa Francesco quando fustiga alcuni atteggiamenti di potere con parole dure e forti. “E’ troppo esagerato… non ha rispetto dell’autorità… discredita chi ha responsabilità nella Chiesa e nel mondo”, dicono in diversi. Mi verrebbe da chiedere, a queste persone, cosa pensano dei goditi dei profeti e di Gesù stesso nei confronti dei sacerdoti corrotti, dei farisei, dei dottori della legge e degli scribi.
Sono sorpresi. Come erano sorpresi scribi, farisei e dottori della legge. La sorpresa nasce da una constatazione molto semplice: “le istituzioni resistono all’innovazione” (Douglas). E chi detiene il potere nelle istituzioni, se è una persona perbene accetterà le correzioni di Gesù per essere migliore e dare di più. Chi è corrotto invece troverà mille scuse per spostare il discorso dalle proprie inadempienze al profeta che lo rimprovera. E’ una vecchia storia, che non ha mai fine.
E noi, che magai il potere non lo lo abbiamo, almeno in maniera così determinante? Prima di tutto dobbiamo riconoscere che una quota di potere l’abbiamo tutti e il rischio di diventare come gli interlocutori di Gesù è sempre altro. Essere tentati dall’invidia,, dalla superiorità, dalla falsità, dal mostrarsi più che essere, sono tentazioni di tutti e per tutti. Ci può salvare il senso del servizio. Quello autentico: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”, dice Gesù. E’ tutta una questione di misura: quello che sono e ho, è tutto un dono per fare bene agli altri. Se lo vive per usare gli altri, meritano tutti i rimproveri possibili. Senza nessuna scusa.
Rocco D’Ambrosio