Le paure di sempre, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: Dopo che la folla ebbe mangiato, subito Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo.
La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!».
Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».
Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!» (Mt 14, 22-23).
13 agosto 2017. “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” Io al posto di Pietro avrei risposto: perché ho avuto paura. Forse Pietro avrebbe detto la stessa cosa. Ma cos’è la paura? La paura è una condizione esistenziale. Nella vita sono tante le paure: quella di crescere, di essere autonomi, di intraprendere relazioni stabili e durature, di non trovare o cambiare lavoro; ci sono le paure delle malattie, dei rischi per strada, del terrorismo, di incappare in ladri, briganti, maniaci sessuali, pedofili, violentatori. E così via. Su di tutte emerge, madre e sovrana, la paura della morte. Forse oggi le avvertiamo di più perché “siamo di vetro” (Andreoli), forse siamo molto più fragili rispetto alle generazioni passate. Forse no. Forse siamo come sempre: come Pietro e come tutti coloro che fanno affidamento su se stessi e poi si ritrovano fragili e paurosi.
“Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò…” A rileggerlo bene, il brano, descrive tanto della nostra paura. Un atto di fede, un profondo abbandono e via: Pietro cammina alle acque. Ma il vento è forte e inizia la paura. Possiamo aver fede, possiamo buttarci e camminare sull’acqua. Ma non possiamo calcolare la forza del vento, né evitarla. Ed è proprio qui - penso - che si impara a gestire le proprie paure. Innanzitutto con l’umiltà di riconoscere che non ne siamo esenti, che a un momento di coraggio può seguire un momento di paura perché non siamo noi a comandare la forza del vento. Solo se siamo umili e accettiamo la forza del vento, avremo il coraggio di gridare: “Signore, salvami!”.
Ho sempre nutrito forti dubbi su coloro che non hanno mai paura - almeno così dicono, spesso vantandosi. Ho sempre sospettato di itinerari di crescita, umana e di fede, tesi a presentare, specie ai piccoli e ai giovani, la vita come una collezione di forza e successi. Non è così. Credo sia sciocco il solo pensarlo. La vita si intreccia con le paure, come il giorno succede alla notte. E così è anche per la fede. Avere una fede solida vuol dire conoscere le paure, gridare al Signore e accogliere il suo fermo rimprovero: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”
Ha scritto Dietrich Bonhoeffer: “Comprendete l'ora della tempesta e del naufragio, è l'ora della inaudita prossimità di Dio, non della sua lontananza. Là dove tutte le altre sicurezze si infrangono e crollano e tutti i puntelli che reggevano la nostra esistenza sono rovinati uno dopo altro, là dove abbiamo dovuto imparare a rinunciare, proprio là si realizza questa prossimità di Dio, perché Dio sta per intervenire, vuol essere per noi sostegno e certezza. Egli distrugge, lascia che abbia luogo il naufragio, nel destino e nella colpa; ma in ogni naufragio ci ributta su di Lui. Questo ci vuole mostrare: quando tu lasci andare tutto, quando perdi e abbandoni ogni tua sicurezza, ecco, allora sei libero per Dio e totalmente sicuro in Lui”.
Rocco D’Ambrosio