La preghiera e il cuore, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
“Padre,
sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
e perdona a noi i nostri peccati,
anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Lc 11, 1-13).
28.7.2013. Ci sono fasi della vita in cui, tra le tante domande fondamentali, c’è anche quella sulla preghiera, sul dialogo con il Dio in cui crediamo. Ho trovato sempre sorprendente notare come, anche per i miei amici atei o in crisi di fede, qualora la domanda sulla fede riemergesse, per diversi motivi, immediatamente fosse accompagnata da una domanda sulla preghiera. Forse tutti, chi più chi meno, ci saremo chiesti, almeno una volta: ma io so pregare? O, come il discepolo, ancora più direttamente avremo chiesto al buon Dio: Signore, insegnaci a pregare.
Ha scritto Thomas Merton, grande maestro di preghiera: In tutte le distrazioni la volontà di pregare è l’essenza della preghiera, è il desiderio di trovare Dio, di vederlo, di amarlo, è ciò che solo mi importa. Pensiamo alle distrazioni della vita, pensiamo alle distrazioni mentre preghiamo, pensiamo a tutte le possibili distrazioni che ci allontanano da un colloquio profondo e costante con il Buon Dio, ebbene l’essenza è nella volontà di pregare. Agostino direbbe che il tuo stesso desiderio è la tua preghiera: e il continuo desiderio è una continua preghiera.
Allora la nostra attenzione non deve volgersi a metodi e spazi, parole e gesti (per quanto necessari e importanti) ma al desiderio del cuore: voglio pregare o no? Voglio incontrare il Signore o no? Mi piace stare con lui o no? Se c’è desiderio-volontà, il resto viene da sé. Certo alcune volte va meglio, altre volte va peggio. La nostra preghiera non è, e non può essere, sempre la stessa, con medesime intensità e trasporto, pace e calma, concentrazione e serenità. La preghiera cambia come cambia la vita per diversi fattori: età, pensieri, emozioni, relazioni, lavoro, prove, dolori, progetti, gioie e via dicendo. Ma, in tutto questo, il desiderio di pregare costituisce il filo di unione con Dio, nonostante tutto, nonostante le varie mutazioni. Forse dovremmo preoccuparci non tanto degli alti e bassi della nostra preghiera, in termini di costanza e concentrazione, quanto degli alti e bassi del nostro desiderio di stare un po’ con il buon Dio. Solo e solamente con Lui.
Se il cuore diventa l’ottica d’interpretazione della vita di preghiera, comprendiamo anche il perché, sulla preghiera, il Vangelo abbia due consigli, apparentemente, contrastanti. Da una parte Gesù qui dice: Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; dall’altra, in un altro passo, afferma: Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole (Mt 6, 7). L’apparente contrasto si risolve se ci ricordiamo che Gesù vuole l’insistenza del cuore e non delle formule. Ovvero Gesù vuole l’insistenza dell’amore pieno e non quella delle parole vuote.
Un’ultima considerazione. Il desiderio di pregare lo si alimenta anche pensando alla continuità che esiste fra la nostra vita attiva e i pochi spazi di preghiera e meditazione che riusciamo a vivere. Ha scritto Giorgio La Pira, politico di preghiera e di azione: Il mondo “profano”, cioè il mondo specificatamente umano, che si edifica attraverso la vita tecnica, economica, sociale, politica e culturale, questo mondo che è, in certo modo il mondo dell’azione, dell’attività estrema, del dinamismo incessante, domanda spesso inconsapevolmente, una sola cosa: l’acqua della grazia, la dolcezza sperimentata dal silenzio, le vitali intuizioni della solitudine, i frutti soavissimi dell’orazione, le delicate e verginali purità della luce interiore.
Rocco D'Ambrosio