La Parola illumina, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa:
«Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta».
Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo. (Mt 4, 12-23).
26 gennaio 2020. Questa prima domenica dedicata alla Parola coincide con il brano dell’inizio del ministero di Gesù in Galilea. E’ in questa terra che si manifesta la luce. La luce è Gesù e, ancor più precisamente, la sua parola e i segni operati sono luce per il popolo che cammina nella tenebre. La metafora della luce che illumina il buio è una delle più potenti della storia dell'umanità. Chi di noi non ha vissuto un momento di sconforto, di dubbio, di scoraggiamento, di paura tanto sentirsi immerso in un buio profondo? E proprio allora non ha desiderato di ricevere o vedere la luce? O, come diremmo con altri termini, ricevere una parola di conforto, che squarciasse le tenebre e ci desse un po’ di luce. Qui luce e parola diventano quasi sinonimi.
La Parola di Gesù squarcia le tenebre, e’ e dà la luce. Lo ha ben spiegato Carlo Maria Martini: «La Parola di Dio incrocia la vita dell'uomo, secondo un complesso movimento che và dalla vita alla Parola e dalla Parola ritorna alla vita. L’uomo accede alla Bibbia portando con sé la dignità e il peso della propria libertà, delle irrequiete ricerche, delle involuzioni spirituali, dei fremiti di coraggio e di speranza, delle conquiste effettive ma precarie nei vari settori dell’esperienza umana. L’intuizione, continuamente offuscata e rinnegata, ma sempre riaffiorante, di essere l’attonito, fragile, indegno custode dell’inafferrabile mistero di Dio; l’intuizione di essere lui stesso segno, cifra, parola di Dio, in un mondo che Dio solo può chiarire, determinare, liberare dall’ambiguità e dalle distorsioni; l’intuizione di potersi pienamente attuare solo in un evento che lo eccede e lo mette in una atteggiamento di confidente abbandono e di umile adorazione: ecco, proprio questa intuizione, in cui culminano e si inverano le varie esperienze umane, è la condizione spirituale che l’evento della parola di Dio suppone e fonda nel medesimo tempo.
Addentrandosi, poi, nella contemplazione della parola di Dio; cogliendo nella storia sacra il mistero della volontà di Dio circa la storia umana; imbattendosi in una infinita varietà di situazioni umane illuminate e salvate dalla parola di Dio; immergendosi, soprattutto, nella meditazione della vita di Gesù, l’uomo incontra la forma pura e autentica della vita umana, quella che Dio stesso ha proposto come luminosa rivelazione di se stesso. (...) La Parola di Dio ha squarciato il silenzio dell'universo, ha animato il deserto dell'esistenza, ha dato un senso e una meta ai nostri passi incerti». (Cammino verso Emmaus).
Rocco D'Ambrosio