La misericordia e i cattolici razzisti, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi trattano male. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra; a chi ti strappa il mantello, non rifiutare neanche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede, e a chi prende le cose tue, non chiederle indietro.
E come volete che gli uomini facciano a voi, così anche voi fate a loro. Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell’Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi.
Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso.
Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio». (Lc 6, 27-38)
24 febbraio 2019. Il razzismo cresce, come anche il rifiuto, lo spirito di vendetta e la mancanza di solidarietà. Gli ultimi dati ISTAT e le cronache giornaliere sono una prova schiacciante. Il Vangelo di oggi parla di amore per i nemici, disponibilità al dono, misericordia per tutti, perdono e non giudizio degli altri. Un vangelo difficile che trova ostilità in molti credenti. Non dimenticherò mai quanto mi è accaduto qualche tempo fa.
Mi ero soffermato nell’omelia sul tema della misericordia per tutti, nessuno escluso. Fra gli esempi citavo il problema dell’accoglienza dei migranti e di alcuni fenomeni di rifiuto crescenti. Ovviamente non affrontavo problemi politici, sociali, amministrativi che i casi pongono; mi sono solo soffermato sul manifestare misericordia verso tutti, sulla mancanza di coraggio e profezia che diversi pastori e laici, comunità e organismi stanno dimostrando, non prendendo posizione, né esprimendosi per accogliere questi nostri fratelli.
Dopo la messa una coppia è venuta in sagrestia e, in un crescendo di toni e attacchi personali, mi ha detto frasi del tipo: “Lei non può fare comizi durante la messa… Lei non può parlare di migranti ed evitare di riferirsi a temi scottanti quali l’aborto, la fecondazione artificiale, il problema gender… Noi sappiamo chi è lei e quello che dice in giro… Lei non può parlare dei migranti in questo modo… La misericordia non c’entra con i migranti… La misericordia non si deve a chi scappa via dalla propria terra e poi, quando arriva qua, vuole gli abiti firmati, possiede cellulari satellitari… Dobbiamo difenderci dall’invasione degli islamici”. E’ stato un crescendo di accuse, luoghi comuni, cattiverie, disprezzo. L’ho bloccata quando ha detto che la misericordia di Dio non potrà mai essere per coloro che vengono “a invadere l’Italia con la loro fede musulmana”. Le ho ripetuto che Dio ama tutti e che avrebbe dovuto rileggere bene alcune pagine della Scrittura. Mi ha detto che non è assolutamente cosi e urlando è andata via invitandomi a studiare “i testi del card. Biffi per capire un po’ di cose” e assicurandomi che lei non avrebbe più messo piede nella nostra parrocchia.
Che dire? Ben poco se questo fosse solo un caso isolato. Invece si è ripetuto altre volte, non solo per me, ma anche per diversi colleghi preti. Il tutto mi da una tristezza unica. Il Vangelo dell’amore e della misericordia per tutti tradito da logiche razziste e cattive. E non solo. Ma anche il sentirsi a posto in coscienza, tanto da fare la comunione e sentire il diritto di bollare chi non la pensa così. Stiamo messi male. Molto male. Le cause sono diverse. La maggiore ritengo sia un vuoto educativo che, nella Chiesa italiana, va avanti da quasi trent’anni: si è operata una riduzione della fede a professione ideale, teorica, ideologica che non cambia molto la vita, in tutti i suoi ambiti. E’ la fede da esibire come corollario di una vaga identità nazionale o di gruppo. E’ la fede con poche opere di giustizia ma con tante parole sull’aborto, sulla morale sessuale e sulla bioetica. Forse è una fede molto simile a quella degli scribi e dei farisei, che Gesù fa oggetto del suo rimprovero: “Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei Cieli” (Mt 5, 20).
Il magistero di papa Francesco, che tanto ci aiuta nel comprendere gli aspetti relazionali, culturali sociali, economici e politici della nostra fede purtroppo, spesso, trova il muro di gomma di fedeli laici, preti, vescovi e cardinali che se non sono razzisti, poco ci manca. Ci attende, perciò, un grande lavoro educativo e spirituale: aiutare e aiutarci alla sequela del Vangelo, senza se, senza ma.
Rocco D’Ambrosio