La fama e la polvere sui piedi, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche.
E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro».
Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano (Mc 6, 7-13).
11 luglio 2021. Deve essere stato un momento molto difficile, per i Dodici, quando Gesù li manda ad annunziare il Regno, con la Parola e i segni concreti. Non finiremo mai, però, di riflettere su quelli che sono i requisiti fondamentali per essere inviati. “Ordinò loro - scrive il Vangelo - di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche”. L’invito di Gesù credo vada collegato a quanto dice immediatamente prima: “diede loro potere”. Ho sempre pensato che il potere che Gesù affida necessita di una condizione: essere liberi da qualsiasi vincolo materiale.
La necessità di essere liberi, per esercitare bene un potere, è uno dei temi più appassionanti della storia dell’umanità. L’avidità per le cose materiali, e non, ha rovinato tanta gente, non solo semplici cittadini, ma soprattutto coloro che hanno responsabilità verso gli altri. Chi è troppo legato a guadagni, tornaconti, denaro e beni materiali, legato alla propria immagine e idolatra di sé (con o senza i social), è facilmente esposto a trasformare il proprio potere in esercizio costante di corruzione e perversione. Bisogna essere liberi, sempre e comunque. Non a caso Jung ha ricordato che ci si ammala di potere quando si inizia a non volerlo lasciare e ci si attacca con tutto se stessi, perdendo la propria libertà. Le dimissioni sono un atto nobile e raro, sempre più raro (a parte Benedetto XVI), visto che la gente attaccata al potere cresce come l’edera e… si attacca, al potere, come l’edera! Abbiamo partiti politici, sindacati, istituzioni ecclesiali e via discorrendo dove la gente non va via neanche quando l’etica e la dignità lo impongono.
Non solo bisogna essere liberi dalle cose materiali ma anche da certe relazioni. Leggo in questa chiave il prosieguo del brano, quando Gesù dice: “Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”. È molto difficile - più o meno quanto la prima condizione - essere liberi da coloro che si oppongono, non tanto a noi, quanto al piano di Dio. Non si ha una responsabilità per legare le persone a sé, ma per legarle a Dio. E se queste non lo vogliono, è un problema loro. Ciò non significa che gli altri hanno sempre torto e noi non sbagliano nell’esercizio del nostro potere. Un sano e onesto discernimento aiuta tutti, dirigenti e diretti, responsabili e semplici membri di un’istituzione, a capire e verificare per quale finalità lavoriamo, con quali contenuti, mezzi e stile. Se fine, mezzi e stile si discostano dal Vangelo, è bene, doveroso e salutare “scuotere la polvere dai piedi” e andar via. Dimettersi.
Rocco D’Ambrosio