Riconoscere la bontà, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola» (Gv 10, 27-30).
12 maggio 2019. Ha scritto Albert Camus: «Non ha notato il modo in cui la nostra società si è organizzata per liquidare la gente? Avrà certo sentito parlare di quei minuscoli pesci dei fiumi brasiliani che attaccano a migliaia il nuotatore imprudente, lo ripuliscono in pochi istanti a piccoli rapidi bocconi, e lasciano solo uno scheletro immacolato? Ebbene la loro organizzazione è così: ‑ volete una bella vita ordinata e pulita? Come tutti? ‑ Uno dice di sì. Può dir di no?: ‑ D'accordo, vi ripuliremo. Ecco qua un mestiere, una famiglia, gli svaghi organizzati -». Una pagina dura, cruda ma purtroppo vera: il nostro mondo spesso è fatto di predatori e il sistema, culturale ed economico soprattutto, sembra essere fatto per lo più per “ripulire e depredare” specie gli ultimi e i più deboli. Gli esempi li lasco a voi…
Oggi è la domenica del Buon Pastore, il Signore Gesù. Pastore buono perché vive un rapporto con le sue pecore che non è quello dei pesci brasiliani. Il pastore autentico guida, cura, ama le pecore e queste lo seguono, perché conoscono la sua voce. E’ il tema noto e attualissimo del comunicare. Il leader fedele è colui che sa comunicare, cioè è attento alle persone e a quanto comunica, in termini di verità e di ben vivere. La comunicazione autentica e sincera non è solo garanzia di un buon rapporto del leader con i membri del gruppo, ma è anche condizione indispensabile perché ogni comunità realizzi le sue finalità. Ma la comunicazione autentica e sincera non basta. Il pastore è anche colui che da la vita, difende le pecore e non permette che nessuno le strappi dalla sua mano. E’ il buon pastore.
Ma di buon pastori ce ne sono pochi, nella Chiesa come nella società, in politica come nelle varie istituzioni. Forse è il caso di dire “pochi e buoni”. Si riconoscono subito: non urlano, non offendono, sono discreti, parlano poco e agiscono molto. Sono veramente buoni: lo si vede dagli occhi, dalla sensibilità delle mani, dai gesti delicati. Dobbiamo, non solo individuarli, ma anche frequentarli spesso. Ne abbiamo assoluto bisogno. Non so se oggi più di ieri, ma comunque ne abbiamo bisogno. In giro ci sono fin troppi cattivi, imbroglioni, corrotti, razzisti, mafiosi. Tutti accomunati dal fatto, in un modo o nell’altro, di fare come i pesci brasiliani di Camus: si organizzano e associano per divorare a piccoli rapidi bocconi; sono professionisti ripulitori, di dignità o risorse, a seconda dei casi.
Scriveva William Shakespeare:
“L’uomo che non ha musica in se stesso
e non è mosso dall’armonia dei dolci suoni
è buono per tradire, tramare e depredare;
i moti del suo animo sono cupi come la notte,
e i suoi affetti neri come l’Erebo.
Un uomo così non riceva mai fiducia. Ascolta la musica”.
[Nella sua lingua: The man that hath no music in himself, Nor is not moved with concord of sweet sounds, Is fit for treasons, stratagems, and spoils, The motions of his spirit are dull as night, And his affections dark as Erebus. Let no such man be trusted. Mark the music].
Soprattutto di questi tempi dobbiamo di più ascoltare buona musica, leggere belle poesie, portare nel cuore la voce di chi è buono, ci consola, ci educa e ci dà forza. Forse dovremmo smetterla anche di moltiplicare sui social le frasi dei vari cattivi, imbroglioni, corrotti, razzisti, mafiosi. Basterebbe fare solo riferimenti veloci e fugaci a quanto dicono e fanno, non di più. Essi non meritano nessuna pubblicità gratuita, nessuna fiducia perché sono buoni solo a “tradire, tramare e depredare”. E rimanere così, un po’ di più, nelle mani del Cristo. Il Buon Pastore!
Rocco D’Ambrosio