L’albero della Raggi e la buona amministrazione, di Francesca Borghi
Stare dentro il proprio tempo è una condizione imprescindibile anche per la Pubblica Amministrazione. E al tempo del Natale, in epoca di cambiamento, il messaggio di chi amministra la cosa pubblica dovrebbe essere ancora più responsabile. Questo messaggio tarda ad arrivare nuovamente a Roma. Gli esperti in comunicazione lo definirebbero un “epic fail” quello di Spelacchio, l’albero natalizio installato a piazza Venezia che dovrebbe essere il simbolo del nuovo che avanza. Relativamente all'albero esiste una determina ad assegnazione diretta di ben 48.000,00 e rotti euro per il suo trasporto dalla Val di Fiemme alla Capitale. Nessun bando, niente gara d’appalto. La giustificazione spiccia è stata quella di affermare che non c'era abbastanza tempo per emanarne uno. Peccato che il Natale sia una tra le poche certezza che abbiamo, anche cristianamente parlando. Sarebbe stato molto più intelligente e da persone illuminate ricercare uno sponsor come ha fatto l’Amministrazione comunale a Milano, organizzandosi ben un anno prima.
Ecco le Fonti ufficiali: la prima determinazione dirigenziale del 13/11/2017 numero repertorio QL/943/2017 numero protocollo QL/69172/2017 e la seconda determinazione dirigenziale del 16/12/2017 numero repertorio QL/949/2017 numero protocollo QL/70152/2017. Sono entrambe reperibili per esteso nel sito istituzionale del Comune di Roma.
L'oggetto del contendere sul quale dovremmo focalizzare l’attenzione non è il povero albero in sé ma la sua metafora ovvero l'attuale modello di gestione politica e amministrativa che deve, sicuramente, tenere conto delle norme dispositive e dei regolamenti, delle leggi superiori soprattutto e delle procedure ma anche di tutti gli altri aspetti tipici della di una buona amministrazione. La Pubblica Amministrazione dovrebbe proteggere ogni singolo cittadino, essere efficiente ed efficace, adottare il suo potere discrezionale tenendo in debita considerazione le implicazioni etiche, sociali e civili. Se così non fosse il rischio sarebbe quello di nascondersi dietro alle norme per giustificare un modello dottrinale di politica tipico della dittatura della fattispecie più bassa e limitata.
Tornando al nostro albero, che già sta morendo per l’incuria nel suo trattamento, tanto da meritarsi il nomignolo di Spelacchio, l’importo che si evidenzia chiaramente nella determina di assegnazione a trattativa diretta del 16/12/2017 è di 39.899,24 + iva + oneri che arriva così a comporre la somma totale di 48.677,08 euro è triplicato rispetto al 2016 ma non è migliorato. Eppure dovrebbe rappresentare la Capitale d’Italia, dovrebbe esserne l’immagine agli occhi del mondo, uno strumento pubblicitario ma soprattutto dovrebbe avere un senso etico. Eppure sembra che il tempo per l’Amministrazione capitolina sia stato tiranno. Lo sanno tutti e soprattutto i dirigenti dei dipartimenti che i bandi hanno dei tempi che devono essere rispettati. Ciò non fa altro che avvalorare la tesi di un'organizzazione di governo della città che non vigila in primis sulle attività interne della Pubblica Amministrazione e in secondo luogo non pone attenzione ai temi di responsabilità sociale. Sul punto si potrebbero fare anche diversi esempi - che ho avuto modo di verificare recentemente - e che riguardano diverse tipologie di autorizzazioni e procedimenti amministrativi che non vengono monitorati. Si pone oltremodo una riflessione interessante se guardiamo a fondo l'episodio del nostro albero perchè in questo caso l'assegnazione diretta è stata concessa alla stessa ditta dei precedenti anni, con la sola differenza che nel 2014 e nel 2015 la medesima ha partecipato regolarmente a bandi di gara. Chi ne risente in tutto ciò? Sicuramente le piccole e medie imprese locali. Quantomeno dovrebbe essere assicurato un cambio nelle assegnazioni per generare un valore nella politica economica della città. Un’Amministrazione che dimostra di non avere la benchè minima cura di porre l'attenzione su questo tipo di argomentazione e che ha riservato agli stessi solo provvedimenti restrittivi e onerosi rivolgendosi sempre all’esterno e mai al suo interno va a confliggere con il suo stesso buon andamento e con gli intenti dichiarati dai loro esponenti in Parlamento. Le stesse aberrazioni arrivano non di meno anche dagli Amministratori di alcuni dei singoli municipi romani ed esponenti della minoranza, come dimostrano i raid nel centro storico e la lotta selvaggia e indiscriminata al tavolino che sembra essere diventata la soluzione ai mali del mondo. In questo modo Roma si rende ingovernabile.
La politica è una cosa. La traduzione della politica in atti di amministrazione del governo di una città è ben altro. Se si fa confusione si rischia di incorre in un sistema sussidiario completamente diverso. Occorre essere oggettivi così come ha fatto pochi giorni fa Carlo Sgandurra, Presidente dell’Authority per la qualità dei Servizi, che nonostante la medesima appartenenza politica della maggioranza ha sanzionato e anche pesantemente gli atti della Giunta Raggi su ATAC e AMA mantenendo quella necessaria lucidità in grado di garantire realmente quanto professa il M5S.
D’altra parte la democraticità resta l’unica base per un’organizzazione coerente ed efficace.
[Sociologa, imprenditrice e cittadina romana]