Irradiare il Cristo, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6, 51-58).
14 giugno 2020. In queste domeniche stiamo ritornando all’Eucaristia, in una normalità crescente. Come cristiani sappiamo bene che ogni momento storico porta con sé insegnamenti e moniti del buon Dio. Oggi che celebriamo la festa dell’Eucaristia dovremmo seriamente porci la domanda: cosa ho imparato dal digiuno eucaristico imposto dalla crisi sanitaria? La domanda diventa salutare se è capace di superare tanto vuoto parlare che si è fatto intorno al problema. La domanda è: cosa ci ha insegnato il Signore non partecipando fisicamente alla Messa e seguendola per via telematica o televisiva? Cosa ci mancava il rito (alcune volte presentato e vissuto quasi come fatto formale o magico) oppure il “contatto” con il Signore? E se non c’era il contatto eucaristico, abbiamo incontrato il Signore nella Sua Parola, nel familiare prossimo e nei poveri?
Ora ritorniamo a nutrirci del Signore. Gli ascoltatori di Gesù erano riluttanti alla sola idea. Infatti la domanda dei Giudei è un po' scandalizzata: “Come può costui darci la sua carne da mangiare?” Noi diciamo che ci è mancato il Signore durante la crisi sanitaria: ci è mancato nutrirci di Lui? Siamo onesti nel rispondere…
Ci sono molti modi per “mangiare” del Cristo. L’Eucaristia è, e resta, culmine e fonte (Vaticano II) del nutrirci di Lui. La domanda allora è: l’Eucaristia ci nutre? E cosa nutre? Il mio cuore? La mia intelligenza? Le mie emozioni? A queste domande esistono solo e solamente risposte personali.
Tuttavia credo che queste risposte non le troveremo mai se non facciamo attenzione a individuare i nostri bisogni, a saperne disegnare la mappa, nel cuore come nella mente, nella nostra carne come nella nostra storia. Capiamo cosa sia la dieta per il nostro fisico. Ma conosciamo una dieta per l’interiorità? Conosciamo la fame di Cristo? E quelli alimenti spirituali andrebbero eliminati per sentire la fame di Cristo? In termini evangelici: “quanto pane mangiamo e poi moriamo? Quale pane di da la vita eterna?”
Forse noi siamo fra quelli che frequentemente ricevono l’Eucaristia. Ma la desideriamo? Ne abbiamo fame? E che fede è la nostra senza il desiderio di avere il Cristo? È in ciò non possiamo valutare il desiderio con il solo metro delle emozioni o, ancor peggio, dello show che la messa può rappresentare. Il desiderio di avere il Cristo, molte volte, non cerca fronzoli, ne giochi emotivi o spettacolari. Il desiderio ci porta a eucaristie sobrie, celebrate con devozione, con omelie che nascono dal cuore e gesti autentici di chi prega con noi, perché ha lo stesso desiderio di nutrirsi di Cristo.
Se lo desideriamo autenticamente riusciremo a fare nostra la preghiera di John Henry Newman:
“Gesù̀ aiutami a diffondere ovunque la Tua fragranza, ovunque io vada.
Inonda la mia anima del Tuo Spirito e della Tua Vita.
Penetra e possiedi completamente il mio essere,
perché la mai vita sia un’irradiazione della Tua.
Illumina servendoti di me e sii così presente in me
che ogni persona che incontro possa sentire la Tua presenza in me.
Fa che guardandomi, non vedano me, ma Te in me, Gesù!
Rimani in me e allora risplenderò come Tu risplendi,
cosi da divenire luce per gli altri,
la luce, o Gesù, che viene tutta da Te,
niente di essa sarà mio, sarà solo Tua e brillerà sugli altri attraverso di me.
Fa che Ti lodi nel modo che tu ami: effondendo la Tua luce su quanti mi circondano.
Fa che Ti predichi senza predicare, non con la parola, ma col mio esempio,
con la forza che trascina, con l’influenza comprensiva di ciò che faccio,
con la pienezza tangibile dell’amore che il mio cuore porta per Te.
Amen”*.
Rocco D’Ambrosio
* “The Prayer Radiating Christ
Dear Jesus, help me to spread Your fragrance everywhere I go.
Flood my soul with Your spirit and life.
Penetrate and possess my whole being so utterly
that all my life may only be a radiance of Yours.
Shine through me and be so in me
that every soul I come in contact with may feel Your presence in my soul.
Let them look up and see no longer me but only Jesus!
Stay with me and then I shall begin to shine as You shine,
so to shine as to be a light to others;
the light, O Jesus, will be all from You;
none of it will be mine: it will be You shining on others through me.
Let me thus praise You in the way You love best: by shining on those around me.
Let me preach You without preaching, not by words, but by my example,
by the catching force, the sympathetic influence of what I do,
the evident fullness of the love my heart bears to You
Amen”.
John Henry Newman