Il terrorismo delle chiacchiere, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, i Giudei si misero a mormorare contro Gesù perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?».
Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna.
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia.
Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6, 41-51).
12 agosto 2018. Ieri ho letto un bruttissimo articolo sul Papa e il suo magistero di riforma della Chiesa: uno tra i tanti che girano sul mondo del web. Costruito su alcune osservazioni autentiche, dal punto di vista teologico e pastorale, per concludersi con una lamentela sui danni che il Pontefice sta apportando alla Chiesa, ecc. ecc. Ovvero una serie di mormorazioni e chiacchiere.
Anche Gesù dice ai Giudei: “Non mormorate tra voi”. Che vuol dire mormorare? Il dizionario Treccani ricorda che più comunemente mormorare significa “parlottare sommessamente su argomenti delicati, specie in tono malizioso; lagnarsi, protestare, esprimere malcontento a mezza voce; fare della maldicenza su colpe e peccati altrui, veri o presunti“. Il brano del Vangelo odierno ci insegna molte cose in termini di mormorazioni. I Giudei non volevano riconoscere e credere che Gesù fosse il “pane disceso dal cielo”. Su questo mancanza di fede - da studiare nelle sue tante cause e origini - costruiscono una mormorazione: Gesù non è nessun pane del cielo, è solamente “il figlio di Giuseppe” e “di lui conosciamo il padre e la madre”. Smontato, per così dire l’autore, si arriva alla conclusione: “come dunque può dire: Sono disceso dal cielo?”. E di seguito tutte le mormorazioni del caso.
E’ interessante notare che Gesù non smonta le mormorazioni riaffermando la sua identità ma spostando l’attenzione sui soggetti mormoranti: essi non possono credere perché sono lontani da Dio, non sentono la sua “attrazione”, non sono disponibili a farsi istruire da Lui. In altri termini Gesù, per quello che riesco a comprendere, evidenzia il loro problema antropologico ed etico: sono persone chiuse nei loro pregiudizi e sistemi mentali e per questo non crederanno mai e mormoreranno sempre. Se ci pensiamo un attimo ciò succede non solo relativamente a un annuncio di fede, ma anche in molte situazioni comunitarie e istituzionali. In sintesi: chi non vuole credere - o almeno discutere onestamente di un problema - personalizza il discorso, cioè inizia a dire ma “quello non è cosi e cosi?” - e poi parte con le mormorazioni.
A proposito di mormorazioni il tanto “mormorato”, ma, grazie a Dio, anche amato papa Francesco afferma: “Parresia, nel Nuovo Testamento, dice lo stile di vita dei discepoli di Gesù: il coraggio e la sincerità nel dare testimonianza della verità e insieme la fiducia in Dio e nella sua misericordia. (…) La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore (cfr 1Gv 4,16), perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia. Tutti tarli che rovinano l’anima. Occorre chiedere allo Spirito Santo la franchezza, il coraggio, la parresia – sempre unita al rispetto e alla tenerezza – nel testimoniare le opere grandi e belle di Dio, che Lui compie in noi e in mezzo a noi. E anche nelle relazioni dentro la comunità occorre essere sempre sinceri, aperti, franchi, non paurosi né pigri né ipocriti. No, aperti. Non stare in disparte, per seminare zizzania, mormorare, ma sforzarsi di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità. Questo seminare zizzania, voi sapete, distrugge la Chiesa, distrugge la comunità, distrugge la propria vita, perché avvelena anche te. E quelli che vivono di chiacchiericcio, che vanno sempre mormorando uno dell’altro, a me piace dire – lo vedo così – che sono dei “terroristi”, perché sparlano degli altri; ma sparlare di qualcuno per distruggerlo è fare come il terrorista: va con la bomba, la butta, distrugge, e poi se ne va tranquillo. No. Aperti, costruttivi, coraggiosi in carità” (Discorso a Loppiano, 10. Maggio 2018).
Rocco D’Ambrosio