Il potere di Gesù e la nostra fede, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28, 16-20).
1.6.2014. Il Signore sta per ascendere, per congedarsi definitivamente dagli apostoli in termini di presenza corporea. Sta per ascendere in Cielo, da dove tornerà un giorno per instaurare definitivamente il suo Regno. Momento solenne. Eppure gli undici: lo videro, si prostrarono… però dubitarono. Il dubbio, forse, non li ha mai abbandonati. E pretendiamo che non abbandoni noi, molto più poveri di fede degli undici?
Eppure ogni volta che il dubbio emerge nella vita dei discepoli, le parole del Signore, direttamente o meno, sembrano essere una pedagogia per superarlo, per confermarsi nella fede. Ma il discorso di Gesù non inizia con parole di conforto o di messa in fuga del dubbio. Inizia con un riferimento al potere: A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. E che c’entra il potere con persone che dubitano? C’entra perché noi dimentichiamo spesso si sia il Signore.
Abbiamo affidato la nostra vita non a un’idea o ideologia, non a una compagine politica o a un ciarlatano, non a una sensazione o emozione, ma a colui che ha ogni potere in cielo e sulla terra. Non è la prima volta che il buon Dio ricorda, a chi dubita, chi è. Ricordiamo Mosè, i profeti, Maria, gli apostoli, le donne al sepolcro e tanti altre e altri. Ricordarci chi è colui che ci parla, come Gesù fa con la Samaritana (Gv 4, 10), è un modo per fugare dubbi.
Ma c’è altro in questo brano. Il Signore sembra andare oltre i loro dubbi aprendo l’orizzonte dell’impegno nel suo nome. Gli apostoli stanno per essere investiti di una missione fondamentale: fare discepoli di Cristo in tutto il mondo, continuare la sua opera insegnando il Vangelo. Gesù ricorda chi è, il suo potere prima di affidare questo mandato. Li invia e li rende forti in virtù del suo potere. Li invia non perché hanno tanta fede; la contrario: dubitano nel vederlo. Li invia non perché sono senza peccato; citiamo Pietro per tutti. Li invia perché li sceglie e li rende forti. Li invia e penso che camminando si sciolgono molti dubbi.
Spesso la nostra fede è troppo ripiegata su se stessa, e forse i dubbi aumentano con questo ripiegamento. Forse è questo uno dei motivi per cui Francesco ci invita spesso ad uscire. Scrive nell’Evangelii gaudium (21): “La Chiesa “in uscita” è la comunità di discepoli missionari che prendono l’iniziativa, che si coinvolgono, che accompagnano, che fruttificano e festeggiano. “Primerear – prendere l’iniziativa…”. È anche questo aiuto per superare il dubbio: uscire, prendere l’iniziativa!
Rocco D'Ambrosio