I passi del libro, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 1, 1-21).
24 gennaio 2016. Sono in molti a ricordare che le più grandi rivoluzioni della storia sono generate, o almeno accompagnate, da grandi libri. Quello che Gesù legge a Cafarnao è il libro sacro degli ebrei, esattamente ne proclama alcuni passi del profeta Isaia. Anche questi di portata rivoluzionaria: lo Spirito del Signore non è lettera morta. Lo spirito scende sul profeta, quindi ancor più compiendosi in Gesù, per qualcosa… di molto concreto!
Infatti il passo di Isaia non parla di culto o verità astratte. Parla, invece, dello Spirito del Signore che annuncia gioia ai poveri, liberazione ai prigionieri, vista ai ciechi, libertà agli oppressi, grazia a tanti. E’ un annuncio liberatorio. E’ un annuncio che interseca la vita concreta di tutti, specie degli ultimi e la trasforma. Papa Francesco sta facendo tanto per far diventare questo prassi sempre più quotidiana dei cristiani e delle comunità. Qualcuno si sorprende di cio: addirittura la considera una novità. Ma è solo il Vangelo! E il papa lo ripropone come il Vaticano II lo ha indicato, per riformare la Chiesa e inviarla nuovamente nel mondo.
Tuttavia questo invito spesso cade nel vuoto perché la nostra prospettiva di Chiesa è fatta di solo culto, di affermazioni di principi (vedi famiglia e bioetica), di privilegi statali e di preminenza culturale e legislativa. Per capire l’annuncio di liberazione del Vangelo bisogna cambiare prospettiva, bisogna adottarne una dal basso.
Nelle sue lettere dal carcere Dietrich Bonhoeffer scrive: “Resta un'esperienza di eccezionale valore l'aver imparato infine a guardare i grandi eventi della storia universale dal basso, dalla prospettiva degli esclusi, dei sospetti, dei maltrattati, degli impotenti, degli oppressi e dei derisi, in una parola, dei sofferenti. Se in questi tempi l'amarezza e l'astio non ci hanno corroso il cuore; se dunque vediamo con occhi nuovi le grandi e le piccole cose, le felicità e l'infelicità, la forza e la debolezza; e se la nostra capacità di vedere la grandezza, l'umanità, il diritto e la misericordia è diventata più chiara, più libera, più incorruttibile; se, anzi, la sofferenza personale è diventata una buona chiave, un principio fecondo nel rendere il mondo accessibile attraverso la contemplazione e l'azione: tutto questo è una fortuna personale”. Ci auguriamo, vicendevolmente, questa grazia e lavoriamo perché questa Scrittura si compia in noi e attorno a noi.
Rocco D’Ambrosio