Famiglie in fuga, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno» (Mt 2, 13-23).
29.12.2013. Dovremmo chiedere, a una delle famiglie immigrate clandestinamente, di commentare questo passo evangelico. Penso che non siano raccontabili facilmente eventi quali: fuggire di nascosto, affidarsi a sconosciuti, subire maltrattamenti, provare insicurezza e paura, sentirsi nessuno, patire fame e freddo e tanto altro.
In questi drammi, come in altri, il Vangelo è di parte. Il Vangelo è dalla parte di chi sbarca sulle nostre coste perché affamato di pane e di libertà, dalla parte di chi ha sudato anni per pagarsi la traversata, dalla parte di chi non ha altra scelta se non quella di emigrare. Non certo dalla parte di chi ha votato leggi razziste e contro l’accoglienza e solidarietà perché questa gente venga schedata alla stregua come i delinquenti; si pensi alla vergogna dei CIE. Il Vangelo è dalla parte di chi li assiste senza fare distinzioni di sesso, colore della pelle, nazionalità, religione, lavoro e idee politiche. Il Vangelo è dalla parte di chi s’impegna per debellare la tratta degli esseri umani, il commercio di armi e droga, la criminalità locale e internazionale. Il Vangelo non è certo dalla parte di chi spende solo parole contro la mafia ma poi è il primo a defilarsi quando si deve lottare e pagare di persona. Non certo dalla parte di chi del volontariato si riempie la bocca e non i tempi delle sue giornate. Non certo dalla parte degli ipocriti che attaccano governo e leggi nei comizi e negli incontri pubblici e poi, un paio d’ore dopo, sono al tavolo di chi spartisce potere e proprietà nel più puro stile mafioso.
Vangelo, allora, non è solo il testo che leggiamo, il Vangelo è anche la vita, il cuore, la mente di coloro che completano i patimenti di Cristo (cf. Col 1, 24) e operano per la pace e la giustizia, ovunque e comunque. Anche questo aiuta a uscire dalle sdolcinature e dai sentimentalismi del Natale. Diceva Francesco all’Angelus del 26 dicembre: va dissolta l’immagine fiabesca e sdolcinata, che nel Vangelo non esiste! La liturgia ci riporta al senso autentico dell’Incarnazione, collegando Betlemme al Calvario e ricordandoci che la salvezza divina implica la lotta al peccato, passa attraverso la porta stretta della Croce (Angelus del 26.12.2013).
Oltre le fiabe e le sdolcinature il Vangelo ci presenta una famiglia che ripercorre i drammi noti di coloro che fuggono perché perseguitati da potenti e cattivi. Non è il quadretto della famiglia, come nelle pubblicità, senza problemi, tutto zucchero e sorrisi. Celebrare la sacra famiglia vuol dire anche fare il bagno di un sano realismo e di apertura di cuore e mente ai drammi delle famiglie in difficoltà.
Ma nonostante il dramma la famiglia di Nazareth ha una stella. E’ la sua cometa permanente: la voce del Signore che gli indica il da farsi, dove e come muoversi, su chi contare e su chi no. E Maria e Giuseppe si abbandonano a questo volere, con docilità e premura, come è nel loro stile. Questa voce è solo per loro? Non penso. Dio parla anche alle nostre famiglie. Ma forse esse sono troppo perse in fiabe e sdolcinature…
Rocco D'Ambrosio