Fame di Cristo, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno» (Gv 6, 51-58).
22.6.2014. Siamo così abituati alla celebrazione della Messa da ritenerla quasi normale nella nostra vita di cristiani. Eppure quando si leggono testimonianze e scritti di grandi credenti si resta meravigliati dalla loro esperienza di contatto e assimilazione dell’Eucaristia. Certamente le nostre messe non sono a quel livello. E spesso, purtroppo, troviamo tante scuse perché non lo siano.
Siamo un po’ come i Giudei del brano: Come può costui darci la sua carne da mangiare? Domanda che è in parte una scusa per non aprirsi e ricevere il grande dono di Gesù che si fa pane per noi. Noi abbiamo scuse diverse, ma che comunque prendono le distanze dal dono del pane eucaristico: non abbiamo tempo per andare a messa - ci distraiamo - il sacerdote non ci coinvolge - la predica è noiosa e vuota - basta pregare Dio per conto proprio e via discorrendo.
Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita, dice Gesù. Ci sono molti modi per mangiare del Cristo. L’Eucaristia è, e resta, culmine e fonte (Vaticano II) del nutrirci di Lui. La domanda allora è: l’Eucaristia ci nutre? E cosa nutre? Il mio cuore? La mia intelligenza? Le mie emozioni? A queste domande esistono solo e solamente risposte personali.
Tuttavia credo che queste risposte non le troveremo mai se non facciamo attenzione a individuare i nostri bisogni, a saperne disegnare la mappa, nel cuore come nella mente, nella nostra carne come nella nostra storia. Capiamo cosa sia la dieta per il nostro fisico. Ma conosciamo una dieta per l’interiorità? Conosciamo la fame di Cristo? E quelli alimenti spirituali andrebbero eliminati per sentire la fame di Cristo? In termini evangelici: quanto pane mangiamo e poi moriamo? Quale pane di da la vita eterna?
Mi ha sempre fatto tanto pensare il desiderio di poter ricevere l’Eucaristia, da parte di coloro che ne sono esclusi, specie divorziati. Forse noi siamo fra quelli che frequentemente ricevono l’Eucaristia. Ma la desideriamo? Ne abbiamo fame?
E che fede è la nostra senza il desiderio di avere il Cristo?
Rocco D'Ambrosio