Dopo le trasfigurazioni, di Rocco D'Ambrosio
Il vangelo odierno: In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17, 1-9).
6 agosto 2017. Chi lavora per il Regno di Dio, specie nel campo sociale e politico, spesso vorrebbe… una bella trasfigurazione di questo mondo! Se non proprio una trasfigurazione completa, almeno un miglioramento notevole nei campi della povertà, delle guerre, dell’accoglienza di migranti e ultimi, nelle ingiustizie piccole e grandi. E cosi via. Sono tra quelli che qualche volta si scoraggia perché vede che le “trasfigurazioni” sono così piccole, mentre i problemi diventano sempre più grandi.
Il brano odierno ci potrebbe aiutare, ovviamente nella misura in cui siamo disposti ad ascoltare e a farci istruire dal Signore, anche in materia di “trasfigurazioni”. La trasfigurazione sul Tabor non è richiesta da Pietro, Giacomo e Giovanni. E’ puro dono. Semplice e chiaro, ma tanto difficile da vivere. E’ il Signore che si mostra, non siamo noi a comandare di farlo. Certo, possiamo dire, con il salmista: “Il mio cuore ripete il tuo invito: Cercate il mio volto! Il tuo volto, Signore, io cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza” (Sal 27). Possiamo e dobbiamo dire sempre “fa' splendere il tuo volto, Signore”, ma i tempi e i modi li decide solo e solamente Lui. Tutto è sua grazia, anche il poter vedere il Suo volto.
Ciò non vale per le trasfigurazioni personali, a ognuno di noi, ma anche per quelle comunitarie; globali, diremmo oggi. Quando e dove il Signore fa vedere il Suo volto e trasfigura questa terra spesso dilaniata da guerre, ingiustizie, violenze, abusi, rifiuti e disordine? Domanda difficilissima: solo Lui sa e dispone il dove e quando.
Tuttavia il piano di Dio va avanti nel mondo, nonostante tutto. Dobbiamo continuamente ricordare - nel senso della “memoria” biblica - tutte le piccole manifestazioni quotidiane in cui Dio ci visita, ci da una mano a portare avanti il peso della giornata con piccoli ma significativi segni della sua presenza; ma anche tutti quei momenti in cui interviene nella storia e crea e fortifica giustizia e pace, amore e solidarietà. Non è la storia sciocca del bicchiere mezzo vuoto/pieno. E’ invece l’attenzione a saper distinguere grano e zizzania nel mondo e a operare, solo e solamente con il suo aiuto, perché cresca il grano.
“Alzatevi e non temete”, dice Gesù ai discepoli, dopo la trasfigurazione. Lo dice anche a noi dopo che abbiamo assistito a qualche piccola o grande sua trasfigurazione. Dobbiamo andare avanti. Il Signore è risorto: le trasfigurazioni sono solo un piccolo anticipo. Il mondo va verso realtà ancora più grandi: “Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti“ (1 Cor 15, 20-29). “The best is yet to come”, direbbero gli anglofoni.
Rocco D’Ambrosio