Dio non è un tappabuchi, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13, 24-32).
14 novembre 2021. Le parole che usa Gesù, nel descrivere ciò che precederà il suo ritorno alla fine dei tempi, sono “tribolazione e sconvolgimento”. Oggi non è la fine dei tempi ma certamente stiamo vivendo tribolazioni e sconvolgimenti di ogni tipo: pandemia, terrorismo, fame, catastrofi naturali, criminalità organizzata e via dicendo. Fino a distorcere e tradire la fede cristiana, alcuni si prodigati nel ritenere la pandemia “il castigo di Dio - il giudizio finale - lo sterminio dell’umanità - la punizione per i nostri peccati” e via discorrendo. Una serie di sciocchezze e falsità che non hanno niente a che fare con la nostra fede o, in alcuni casi, sono frammenti di verità mischiate con idiozie di ogni genere.
Non esistono, tuttavia, solo la pandemia o gli sconvolgimenti e le tribolazioni causate dalle mani assassine dei terroristi. Esistono anche “sconvolgimenti” nelle nostre menti e nei nostri cuori. Forse è questa la sfida principale: continuare a credere che Dio, nonostante tutto, guida la storia verso “un’ora” in cui Gesù ritornerà e instaurerà, in modo definitivo, il suo Regno di giustizia e di pace, di armonia tra tutti e con tutti e tutto i creato. Il Figlio dell’uomo verrà, ci ricorda Gesù, verrà nonostante tutto. Nonostante il terrorismo, la violenza e la guerra, il Figlio dell’uomo viene. E’ il Gesù che è venuto, che viene e che verrà alla fine dei tempi.
Gesù è vicino. Non è assolutamente facile credere in questa vicinanza. E’ vicino a chi soffre, ai parenti delle vittime Covid, a loro e a chi è è stato ucciso e ci auguriamo che siano tutti con Lui nella gloria. E’ vicino a chi lavora e rischia per la sicurezza di tutti. E’ vicino a ognuno di noi. Infatti pandemia, violenza, terrorismo e guerra non ci fanno pensare immediatamente a un Dio vicino. Ma Lui lo è, nonostante tutto.
Tuttavia non dobbiamo mai attribuire a Lui il ruolo di “tappabuchi”. Lo spiega bene Dietrich Bonhoeffer: “Dio non è un tappabuchi; Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto venuto apposta per rispondere a questioni irrisolte”.
Rocco D’Ambrosio