Dio non è un tappabuchi, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre» (Mc 13, 24-32).
18 novembre 2018. Le parole che usa Gesù, nel descrivere ciò che precederà il suo ritorno alla fine dei tempi, sono “tribolazione e sconvolgimento”. Oggi non è la fine dei tempi ma certamente stiamo vivendo tribolazioni e sconvolgimenti di ogni tipo: terrorismo, fame, catastrofi naturali, criminalità organizzata e via dicendo. Non esistono, tuttavia, solo gli sconvolgimenti e le tribolazioni causate dalle mani assassine dei terroristi. Esistono anche quelle nelle nostre menti e nei nostri cuori. Quando si uccide in questa maniera, si uccidono, insieme, persone innocenti e la pace, che è debole quanto coloro che erano nello stadio, nel teatro o nelle strade.
La pace è sempre debole; le armi e la furia assassina sono sempre più forti. Le immagini vilente spesso suscitano anche desideri di vendetta e giustizia sommaria; la pace così soccombe. E gli sconvolgimenti e le tribolazioni aumentano. Forse è questa la sfida principale: continuare a credere nella pace e a operare per rinforzarla, nonostante gli sconvolgimenti e le tribolazioni, in giro per il mondo, ci stanno causando. Il Figlio dell’uomo verrà, ci ricorda Gesù, verrà nonostante tutto.
Nonostante il terrorismo, la violenza e la guerra, il Figlio dell’uomo viene. E’ il Gesù che è venuto, che viene e che verrà alla fine dei tempi. Gesù è vicino. Non è assolutamente facile credere in questa vicinanza. E’ vicino a chi soffre, a chi è stato ucciso e ci auguriamo sia con Lui nella gloria. E’ vicino a chi lavora e rischia per la sicurezza di tutti. E’ vicino a ognuno di noi. Infatti violenza, terrorismo e guerra non ci fanno pensare immediatamente a un Dio vicino. Ma Lui lo è, nonostante tutto.
Tuttavia non dobbiamo mai attribuire a Lui il ruolo di “tappabuchi”. Lo spiega bene Dietrich Bonhoeffer: “Dio non è un tappabuchi; Dio non deve essere riconosciuto solamente ai limiti delle nostre possibilità, ma al centro della vita; Dio vuole essere riconosciuto nella vita, e non solamente nel morire; nella salute e nella forza, e non solamente nella sofferenza; nell'agire, e non solamente nel peccato. La ragione di tutto questo sta nella rivelazione di Dio in Gesù Cristo. Egli è il centro della vita, e non è affatto venuto apposta per rispondere a questioni irrisolte”.
Rocco D’Ambrosio