Contemplare o agire, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10, 38-42).
17 luglio 2016. Scriveva Raissa Maritain che la contemplazione è come “come una pompa aspirante e premente che attira l'acqua, e la immette nei canali”. Il brano del vangelo odierno mostra una sorella, Maria, che ha compreso molto bene il valore della contemplazione e di sua sorella, Marta, che sembra distratta e concentrata su altro. La prima attira l’acqua del Signore, la seconda l’acqua reale, di cui abbiamo lo stesso bisogno. E’ la stessa logica del cibo che perisce e di quello per la vita eterna (Gv 10), ambedue necessari alla nostra esistenza.
Di mezzo, tra le due acque o i due cibi, c’è il rimprovero di Gesù: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose”. Le critiche sulla nostra società che privilegia l'avere all'essere, o il fare al contemplare sono fin troppo ovvie e scontate, qualche volta anche retoriche. Lasciamo stare questo tipo di critiche e concentriamoci sulle persone, ovvero su noi stessi. Marta non era nel torto, anzi la sua era un'accoglienza concreta e operosa. Ma forse era troppo: Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, dice Gesù. Credo che il rimprovero fosse rivolto a quel affannarsi e agitarsi per molte cose. Credo che Marta, come un po' tutti noi, abbia un problema di misura. Quello della misura non è solo un tema della Grecia classica, ma anche biblico. Affannarsi e agitarsi, nella vita, credo sia abbastanza comune. Ma dobbiamo darci una misura. Altrimenti l’acqua o cibo terreni diventano più importanti di quelli celesti, di quelli che “non ci saranno tolti”.
Il brano evangelico ci aiuta a ridefinire la misura, quasi a ricalibrarla tenendo fede ad alcuni principi etici. Anche se li conosciamo bene, elencarli aiuta a compiere una verifica onesta ed efficace. L'ospitalità è sacra; tante cose sono sacre nella vita, ma lo sono solo e se orientate alle persone, prima di tutto ai prossimi, amici, parenti, colleghi e così via. Le persone prima di tutto, altrimenti stiamo battendo l'aria e dicendo tante di quelle chiacchiere per giustificare il nostro affannarci e agitarci.
Ma tra le persone... Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta, dice Gesù. E qual'è? Verrebbe spontaneo chiedere a nostro Signore. E' l'ascoltarlo lasciando perdere tutto, compresa Marta, le faccende domestiche, il contesto e via dicendo? Sembrerebbe di si. Infatti leggiamo: “Marta aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi”. Eppure sono convinto che una lettura superficiale di questo passo, come una risposta frettolosa alla nostra domanda ci porterebbe a una sciocca contrapposizione: Maria rappresenta le contemplative, che stanno dalla parte migliore che non si perde mai; Marta rappresenta le attive, a rischio di affanno e agitazione continui. E' così troppo semplice?
Nella vita abbiamo bisogno di Marta come di Maria. Ma la loro opera ha misure diverse. Quella di Maria è la maggiore e quindi viene prima di tutto, sopra tutto e dopo tutto. Il motivo lo spiega ancora Raissa Maritain: “Occorre che esistano delle anime unicamente occupate a bere a questa sorgente che viene dall'alto (contemplazione). Per mezzo loro, poi, l'acqua viva dell'amore ed il suo gusto divino arrivano a coloro la cui vocazione comporta maggiore attività. La contemplazione è come una pompa aspirante e premente che attira l'acqua, e la immette nei canali. Se la contemplazione cessasse interamente, i cuori sarebbero presto disseccati”.
Rocco D'Ambrosio