Purezze e pericoli, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, Giovanni proclamava: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo».
Ed ecco, in quei giorni, Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Mc 1, 7-11).
11 gennaio 2015. Il bisogno di purificazione è uno dei più innati nella natura umana. Su di esso ha scritto la famosa antropologa Mary Douglas nel suo Purezza e pericolo. Un'analisi dei concetti di contaminazione e tabù (Purity and Danger. An Analysis of Concepts of Pollution and Taboo). Del testo mi ha sempre colpito la capacità di svelare come la coppia purità/impurità contenga molti più significati di quanto normalmente ne riusciamo a cogliere in tutti quei gesti, ordinari e straordinari, in cui cancelliamo impurità per recuperare purezza.
Che c’entra tutto questo con il battesimo? Molto. Giovanni lo pratica per purificare il popolo e renderlo degno di accogliere il profeta. Giovanni si sente strumento di questa purificazione, confessa la sua indegnità ed è tutto orientato a far concentrare l’attenzione sul Cristo: Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. E’ ovvio che è una persona umile. Ma non basta dire questo. E’ umile perché riconosce il limite della sua azione profetica, purificatrice. Se lo spiegassimo ai bambini diremmo: sa che la sua acqua battesimale non basta, non funziona pienamente per rendere i cuori pronti a ricevere il Cristo. Per questo afferma: Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo.
Gesù, tuttavia, riceve quel battesimo imperfetto e la manifestazione della sua divinità si realizza in quel contesto umano, di ricercata purezza e di grande pericolo interpretativo, per dirla con la Douglas. Ricordiamo bene cosa avviene: subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. E venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». E’ una manifestazione straordinaria di Dio Padre, dove la straordinarietà non è tanto negli strumenti-simboli - la colomba e la voce - quanto nella portata del messaggio: è il Cristo, l’amato da Dio e Colui nel quale si trova il compiacimento divino.
E questo evento cosa insegna alle nostre purificazioni? Direi - ancora come se parlassi a dei bambini - che l’acqua non basta! Serve ma non basta. Ci sono tracce, ricordi, segni, ferite in noi da cui vorremmo tanto essere purificati e che, forse, abbiamo tante volte cercato di eliminare lavandoli. Purtroppo senza successo. Ricordiamoci che il Cristo battezza con lo Spirito Santo, che purifica e da vita. Dobbiamo, dunque, chiederglielo. Sempre.
Rocco D’Ambrosio