Denaro vs. riforme, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo (Gv 2, 13-25).
4 marzo 2018. Siamo sempre sorpresi dalla reazione di Gesù nel tempio: “fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». Al centro del discorso non c’è la valutazione del commercio e le sue possibili nefandezze, ma il tempio. E’ il tempio verso cui il pio ebreo ha zelo, ma soprattutto è il “tempio” Gesù, il suo corpo che da li a poco sarà offerto e resusciterà.
Partiamo da quanto ci ricordano i commentatori: i venditori fornivano ai pellegrini il denaro e le vittime richieste per le offerte; tuttavia, questo uso legittimo dava luogo ad abusi. Quindi è evidente che Gesù fosse interessato a punire un abuso e non l'uso corretto e legittimo delle offerte, nel grande contesto del tempio. In altri termini qualcosa di bello e santo, come il tempio, veniva rovinato da intenzioni fraudolente e perverse. Lo stesso approccio a Gesù può essere rovinato da intenzioni simili.
Gesù opera per ristabilire la purezza del culto nel tempio e soprattuto del rapporto con Dio. E qui la prima opposizione dei Giudei: “Quale segno ci mostri per fare queste cose?”. E’ una messa in dubbio della sua autorità. Chi nelle istituzioni, nei gruppi, tenta di aiutare a riflettere su come vanno le cose,magari offrendo un contributo per ritornare a essere autentici e coerenti, si ritrova con domande del tipo: “ma chi sei tu per far questo? - da dove proviene la tua autorità? - come osi tutto ciò?” e così via. Come dire: le istituzioni resistono al cambiamento e al rinnovamento (basti pensare alla riforma di papa Francesco). Per quanto riguarda noi credenti: le comunità di fede religiose resistono alla profezia, ovvero all’invito al ritorno all’autenticità e coerenza. Esempi storici e attuali ne sono continua prova.
Tuttavia, nonostante la loro incredulità, Gesù indica un segno: la sua futura resurrezione. Anche qui i Giudei non comprendono, o fanno finta di non capire. Mentre altri discepoli sì: credono nel suo nome. Qualsiasi percorso istituzionale venga usato, per il rinnovamento e l’autenticità, il tutto porta a una posizione strettamente personale: credere oppure no. Si può far finta di credere - come per esempio partecipare a manifestazioni contro la mafia e poi essere arrestato per delitti mafiosi, tanto per citare un ultimo esempio di ipocrisia - e magari riuscire a prendere in giro un po’ di gente. Ma non il Cristo. Il brano si conclude dicendo: “Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo”. Come dire: non c’è scampo. Davanti a Dio non si può recitare a soggetto; non c’è nessuna gratuita adulazione verso i suoi profeti, nessuna ipocrita adesione alla corrente in voga. C’è solo la propria coerente dignità, che il Signore conosce e premia.
Rocco D’Ambrosio