Dare sapore al mondo, di Rocco D'Ambrosio
ll Vangelo odierno: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5, 13-16).
5.2.2017. Le metafore usate da Gesù, per indicare la nostra testimonianza nel mondo, sono molto pregnanti: il sale e la luce. Non c’è bisogno di chissà quali studi per comprenderle. Eppure, spesso, il nostro riflettere sulla testimonianza prende vie così astruse e inconcludenti...
Parto da una cosa ovvia: noi non siamo il sale e la luce per merito o facoltà proprie. E' il Signore che ci rende sale e luce della terra, per suo dono, per sua grazia, certamente non per nostro merito. Noi riceviamo un dono e lo trasmettiamo ad altri. Tuttavia questa non è una trasmissione che ci lascia tali e quali, ma ci trasforma, ci fa diventare migliori; anche qui, per suo dono, per sua grazia, certamente non per nostro merito.
Quando il cuore si riscalda e prende sul serio il Vangelo, si apre il grande compito di essere testimoni nel mondo. Il Vangelo ha tanti modi per dire questa testimonianza. Mi soffermo sulla metafora del sale: Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Dobbiamo dare sapore al mondo. Per farlo prima di tutto ci dobbiamo liberare di una visione negativa del mondo, una visione antimoderna e spesso clericale, che ci fa rinchiudere nei nostri ambienti pensando che il bene sia tutto da una parte, la nostra, e il male tutta dall'altra, cioè il mondo. Il mondo, per Gesù, è una pasta recettiva, pronta a ricevere sapore dal sale. Ovviamente non significa che non ci siano elementi che rifiutano il sale e incapaci di scioglierlo in se. Ma questi elementi non sono il mondo intero, sono solo una parte di essa. Chi sa cucinare sa anche quando, quanto e come aggiungere sale alla minestra. Forse i cattolici italiani hanno spesso perso solo tempo a parlar male del mondo, a dire quanto fosse insipido, a lamentarsi dei suoi elementi negativi e via discorrendo. Risultato finale: non solo non hanno dato sapore al mondo ma hanno perso anche quello che avevano. E' forse a questo che Gesù si riferisce quando afferma: a chi sarà dato e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha? Potrebbe, quindi, suonare anche così: a chi ha sapore gli sarà dato e chi non è ha gli sarà tolto anche quello che ha.
Dobbiamo dare sapore al mondo. C'è tanta buona pasta pasta attorno a noi, ci sono tante brave persone negli ambienti in cui viviamo. Spesso attendono un po' di sapore, quel poco (o quel tanto) che perfeziona la loro bontà. Ma forse i cattolici hanno perso sapore… E alcuni - nonostante papa Francesco e i suoi gesti e messaggi - continuano a fare crociate o discussioni inutili sui valori non negoziabili.
Dobbiamo dare sapore al mondo. È il sapore di Cristo. È anche il suo profumo. Come ogni buon piatto ha il suo sapore e il suo profumo, e l'uno sostiene l'altro. Ci sono tante persone ed eventi belli nel mondo che non hanno ancora il sapore e il profumo di Cristo. Chi li porterà loro?
Dobbiamo dare sapore al mondo. Anche a quella parte di mondo che è tanto lontana dal Cristo. Allo stesso modo con cui diamo sapore a quella parte di noi tanto lontana dal Cristo, perché - conviene ripeterlo - la divisione tra bene e male è dentro ognuno di noi, prima di essere nel mondo, negli altri.
Dobbiamo dare sapore al mondo. È il modo più bello per dare anche sapore alla nostra vita.
Rocco D’Ambrosio