Conflitti e unità, di Rocco D'Ambrosio
Il Vangelo odierno: In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Gv 16,12-15).
16 giugno 2019. Nell’Evangelii gaudium papa Francesco esprime il programma pastorale del suo pontificato. In esso sono molto importanti i quattro principi: “1. Il tempo è superiore allo spazio; 2. L’unità prevale sul conflitto; 3. La realtà è più importante dell’idea; 4. Il tutto è superiore alla parte” (nn. 221-237). Non è questa la sede per approfondirli, ma sono convinto che il secondo abbia molto a che fare con la festa di oggi: “L’unità prevale sul conflitto”. Non è facile dirlo in tempi in cui i conflitti dilaniano famiglie, amici, luoghi di lavoro, società, Paesi, comunità internazionale. La guerra, come la lussuria - diceva Shakespeare - non passa mai di moda. E il conflitto sta alla base di ogni guerra.
La Trinità è una comunità in unita, non in conflitto. La storia biblica presenta molti riferimenti al tema del conflitto, della lotta. Eccone alcuni: Giacobbe lotta con Dio (Gn 32); Gesù invita a lottare per impadronirsi del Regno (Mt 11, 12); Paolo esorta a lottare nelle preghiere (Rm 15, 30) e ricorda che lui lotta, con la forza che viene da Cristo e che agisce in lui con potenza (Col 1, 29); inoltre riceve la corona di gloria solo chi ha lottato secondo le regole (2Tm 2, 5). Ovviamente il termine lotta nella Scrittura è spesso usato metaforicamente, mutuando il linguaggio dalla lotto fisica e applicandolo a quella spirituale; tuttavia non ci sono dubbi che la rivelazione biblica voglia presentare la vita come impegno, sforzo, passione, tensione del cuore e della mente verso la meta del Regno che ha da venire pienamente. Le fede è per chi lotta, per chi si lascia guidare dal Signore nelle sue battaglie (Sal 27), non certo per i tiepidi (Ap 3, 16).
Tuttavia questa propensione alla lotta può degenerare in conflitto. La lotta è un atteggiamento antropologico fondamentale: essa è un modo di essere che, escludendo qualsiasi forma di violenza verso se stessi e gli altri, ci induce a mettere tutto noi stessi, la passione del cuore e quella della mente, per superare ostacoli e raggiungere le finalità che ci siamo preposti. Questa propensione alla lotta, quindi, può degenerare in adesione piena al conflitto, per questo motivo è necessaria tanta vigilanza personale e comunitaria.
E in ciò abbiamo da imparare dalla Trinità la diversità in essa è fonte di ricchezza e non di conflitto, la differenza di missione porta alla comunione e non alla guerra. Dobbiamo invocare quotidianamente lo Spirito perché trasformi la nostra lotta in atteggiamento positivo di costruzione, comunione e unità.
Le indicazioni offerte da papa Francesco sono preziosissime per superare ogni conflitto:
“Il conflitto non può essere ignorato o dissimulato. Dev’essere accettato. Ma se rimaniamo intrappolati in esso, perdiamo la prospettiva, gli orizzonti si limitano e la realtà stessa resta frammentata. Quando ci fermiamo nella congiuntura conflittuale, perdiamo il senso dell’unità profonda della realtà. (…). In questo modo, si rende possibile sviluppare una comunione nelle differenze, che può essere favorita solo da quelle nobili persone che hanno il coraggio di andare oltre la superficie conflittuale e considerano gli altri nella loro dignità più profonda. Per questo è necessario postulare un principio che è indispensabile per costruire l’amicizia sociale: l’unità è superiore al conflitto. La solidarietà, intesa nel suo significato più profondo e di sfida, diventa così uno stile di costruzione della storia, un ambito vitale dove i conflitti, le tensioni e gli opposti possono raggiungere una pluriforme unità che genera nuova vita. Non significa puntare al sincretismo, né all’assorbimento di uno nell’altro, ma alla risoluzione su di un piano superiore che conserva in sé le preziose potenzialità delle polarità in contrasto” (EG, 224).
Rocco D’Ambrosio